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Berta Soler: ancora un arresto per la leader delle “Dame in Bianco”

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Berta Soler, leader del dissenso a Cuba – guida il movimento di protesta ‘Donne in Bianco’ – è stata arrestata all’Avana.

Chi è Berta Soler?

A Cuba arrestata la leader delle ‘Donne in Bianco’ Berta Soler. Ma chi è e cosa fa Berta Soler?

Soler è a capo dell’unico gruppo di opposizione a cui il governo cubano consente di dimostrare: il movimento denominato ‘Donne in bianco’ composto da parenti dei dissidenti incarcerati che chiedono il loro rilascio. Per farlo, sfilano quasi ogni domenica vestiti di bianco. Ma questo costa loro un reiterato stato di fermo periodico. Il loro attivismo risale al 2003/04, quando il marito di Soler, Moya, fondatore del Movimento per le Opzioni Alternative, fu arrestato durante la repressione della “Primavera Nera” di Cuba contro i dissidenti politici. In seguito condannato a vent’anni di carcere.

Quando Moya subì un’ernia del disco nell’ottobre 2004, Soler iniziò una campagna per sollecitare il governo a sottoporlo a un’operazione, inviando una lettera al presidente Fidel Castro a suo nome e inscenando una rara protesta in Plaza de la Revolución all’Avana con le Dame in Bianco. Descrisse la protesta come “il mio diritto e dovere di moglie”. Nel 2011 il movimento si è trasformato in un gruppo più generale per i diritti umani. Soler ha assunto la leadership dopo la morte della fondatrice del gruppo Laura Pollina. Nel 2012, l’Associated Press l’ha descritta come “una delle principali dissidenti di Cuba”. 

Le minacce prima dell’arresto e le precedenti detenzioni

Sul social X, la Fondazione nazionale cubano-americana ha informato della situazione, avvenuta proprio dopo che Soler la settimana scorsa era stata minacciata da un membro delle forze di repressione paramilitari conosciuto come ‘Felo’.

In seguito, l’arresto di Soler, avvenuto dopo che la donna aveva lasciato la sede del gruppo di opposizione, situata nel quartiere di Lawton della capitale. Soler è stata una dei cinque membri delle Ladies ad essere selezionata per ricevere il Premio Sacharov 2005 per la libertà di pensiero del Parlamento europeo.  Il governo cubano ha impedito ai leader del gruppo di partecipare alla cerimonia di consegna del Premio Sacharov a Strasburgo, in Francia, attirando le attenzioni in negativo del Parlamento europeo.

Berta Soler e il no ai compromessi

Dopo il rilascio di Moya dal carcere, lui e Soler scelsero di rimanere a Cuba e continuare le loro richieste per il rilascio dei prigionieri politici, nonostante gli fosse stata offerta l’emigrazione in Spagna. Nel marzo 2012, Soler questa volta fu arrestata insieme a Moya unitamente a tre dozzine di altri manifestanti, mentre inscenavano la loro protesta settimanale in vista della visita di Papa Benedetto XVI. Forse l’arresto più eclatante, quello del primo gennaio 2022. Intorno alle 3 e mezza del pomeriggio la leader delle Dame in Bianco fu arrestata per la sua “colpa” di voler partecipare alla prima messa dell’anno nella Cattedrale dell’Avana. Troppo pericolosa per il regime la sua presenza.

Soler, insieme all’altro storico attivista, Guillermo «Coco» Fariñas, anche lui, nel 2010, insignito del Sakharov, a inizio dicembre, avevano inviato due lettere roventi al rappresentante dell’Ue per la politica estera, il socialista spagnolo Josep Borrell, e al presidente del Parlamento europeo, l’italiano del Pd David Sassoli, per denunciare che «Cuba è stata abbandonata dal governo dell’Unione europea».

Il messaggio è chiaro. La risposta della Soler: “Aiutateci”

Il messaggio della dittatura, è chiaro: chiunque si oppone al partito unico qui non è tollerato. Altrettanto forte resta il grido della Soler: “I cubani sono disperati, la comunità internazionale ci aiuti”. Le parole dell’attivista: «Ci sono luoghi dove la polizia ha sparato contro la gente. La popolazione è pacifica e manifesta per i propri diritti». Chiede alla comunità internazionale di farsi sentire: «I cubani vogliono la libertà, perché sono disperati. Bisogna impedire al regime di reprimerli con la forza. Serve un cambio di governo, che porti alle riforme. Il popolo cubano non è armato. La comunità internazionale deve pretendere che la dittatura finisca>>.

Breve video sui social del marito Moya: “Berta Soler ha rifiutato compromesso”

A denunciare l’arresto lo stesso Ángel Moya, il marito, che ha condiviso un breve video su Facebook in cui si vede come cinque sgherri del regime, tutte donne, arrestano la Soler in mezzo alla strada e la costringono a salire su un’auto. «Lunga vita ai diritti umani, libertà per il popolo cubano, abbasso Díaz-Canel!», ha gridato l’attivista di colore 58enne, mentre la portavano via.

Il repressore ha avvertito Berta di incarcerarla se avesse partecipato alla manifestazione di questo 22 settembre, dopo che Soler ha rifiutato un accordo che comprometteva il suo attivismo. Nell’unità del Cotorro, dove si trovava in una cella semi-oscurata, l’agente “Felo” le propose che se lei e suo marito, l’ex prigioniero politico Ángel Moya, avessero smesso di manifestare, avrebbero potuto uscire da  Cuba per vedere la loro famiglia negli Stati Uniti e tornare.

Nonostante la minaccia, l’attivista ha dichiarato in una diretta su Facebook: “Sarà in strada e solo Dio sa cosa potrebbe succedere. Non c’è alcun patto con il repressore. Io penso che questo ultimatum che ci sta dando il regime cubano, questa possibilità di uscire temporaneamente dal paese togliendoci la regolamentazione, lo sta facendo per liberarsi di Berta Soler e Ángel Moya e anche per liquidare o silenziare le Damas de Blanco, ma quella carta l’hanno giocata molto male perché io non sono una persona che entra in accordi con la Sicurezza dello Stato,” ha riconosciuto l’attivista al citato mezzo di informazione.

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