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Cronaca

Bullismo al liceo: “La scuola non mi ha difeso”

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articolo di Rita Paruano

A Cremona, all’interno di un liceo, un ragazzo di quindici anni è stato vittima di bullismo.

Cos’è successo?

I disagi sarebbero cominciati nella sua stessa classe, a inizio anno scolastico. Uno studente e una studentessa lo avevano preso di mira facendogli una serie di scherzi come fargli sparire il quaderno, imbrattargli il banco e la sedia con l’amuchina o prendendolo in giro durante le lezioni. Inizialmente il ragazzo ha subitoo in silenzio, fino a quando i due non hanno pubblicato su instagram un video dove la vittima veniva ricoperta in volto con del nastro adesivo mentre si allacciava una scarpa, perdendo così l’equilibrio e ritrovandosi a cadere.

«Ogni giorno uno scherzo diverso. Ho parlato con i professori. Mi dicevano che non ci potevano fare niente. Quando ho scoperto il video, mi sono lamentato con gli insegnanti. Si sono arrabbiati, hanno fatto andare il ragazzo in vicepresidenza. L’unico risultato è stata una nota disciplinare, chiamare i loro genitori. Poi, nulla.» dichiara il ragazzo. Nessuno dei compagni di classe è mai accorso in suo aiuto, al contrario, si beffavano di lui, assecondando e ridendo con i bulli, mentre il malessere del giovane cresceva. La sola cosa che la scuola sembrerebbe aver fatto, è stato mettere loro un 6 in condotta, di cui i due si sarebbero persino vantati.

«Avevo tuttala classe contro. Mi insultavano per aver fatto la spia. I professori hanno deciso di fare un incontro di appena due ore con la referente del bullismo, ma non è servito a niente. Mi hanno proposto lo psicologo, una sola volta, perché era maggio e la scuola stava per finire.» racconta ancora il ragazzo. I genitori di quest’ultimo sono arrabbiati. Si aspettavano una rassicurazione, delle scuse da parte dei familiari dei due adolescenti in questione, ma non hanno avuto nulla di tutto ciò.

La richiesta d’aiuto alla polizia postale

Al rientro a scuola a settembre, al suo secondo anno di liceo, i due erano ancora in classe con lui e gli atti di bullismo sarebbero ricominciati. Giunti quindi a una situazione critica, il ragazzo ha deciso di denunciare i fatti alla polizia postale «Mi sono sentito solo, come se fossi io nel torto. La scuola non mi ha aiutato. Non hanno attivato i protocolli».

Solo dopo l’intervento della polizia postale, i due bulli sono stati cambiati di sezione, ma questo non è bastato a fermarli. Il ragazzo avrebbe scritto un messaggio nel gruppo della classe “Vendicatemi, ammazzatelo”. Tre o quattro ragazzi hanno deciso di seguire le indicazioni del bullo, trascinando di nuovo il quindicenne in un vortice di sofferenza.

I genitori con l’avvocato Simona Bozuffi, sono tornati in questura. A quel punto, la vicepreside ha preso la parola: «La scuola ha agito, ha ascoltato e anche quest’anno ha attivato azioni a supporto. La scuola non può sottrarsi al suo compito educativo e formativo. I genitori hanno la responsabilità di accompagnare i loro figli. Deve esserci unità di intenti. La scuola sta monitorando come ha sempre fatto per creare un atmosfera di serenità e di accompagnamento.» le parole della vicepreside sono giuste e possiamo sperare, che non siano soltanto parole, poiché la scuola ha bisogno di essere un luogo dove i ragazzi possano sentirsi al sicuro e i genitori non debbano preoccuparsi per loro.

Il bullismo è un reato

Il bullismo è un fenomeno spesso sottovalutato, che ha portato in passato giovani a compiere azioni tragiche come conseguenza di esso. I ragazzi andrebbero sensibilizzati fin dalla tenera età verso questo argomento, tanto a casa quanto a scuola affinché non ne diventino fautori o peggio, artefici. Non è qualcosa di cui basta parlarne una volta lasciando che finisca poi nel dimenticatoio. Le parole così come i fatti, hanno un peso e deve essere insegnato nelle scuole e nelle case. Amanda Todd, Carolina Picchio, Drayke Hardman, sono solo alcuni nomi di giovanissimi adolescenti che hanno deciso di suicidarsi perché vittime di bullismo.

Nel 2011 uscì un film intitolato “Cyberbully”, ispirato a una storia vera di una ragazza vittima di cyberbullismo che ha provato a togliersi la vita. Grazie a quel caso, oggi, in America, esistono delle leggi riguardo il cyberbullismo, ovvero il bullismo online. Anche in Italia dal 2017 esiste una legge al riguardo, la n71 che coinvolge anche il Ministero dell’Istruzione. Per gli autori di atti di cyberbullismo tra i 14 e i 18 anni, se non c’è querela o denuncia, scatta l’ammonimento: il questore convoca il minore insieme ai genitori. Non vi è invece una legge specifica sul bullismo, ma i comportamenti legati a essi violano i principi fondamentali della Costituzione italiana e possono essere ricompresi in varie categorie di reati.

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