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Costume e Società

Che cos’è il redwashing?

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Si sente spesso parlare di “brainwashing” o di “pinkwashing”, termini che ad un primo impatto possono sembrare privi di significato. Ma che in realtà, proprio come il redwashing, fanno parte di una più generale categoria: quella del social washing.

Il principio del social washing è quello di compiacere il pubblico e gli investitori, dando un’immagine ingannevole della propria società ma, in questo caso, su temi legati al sociale e diritti umani, quindi ai diritti dei lavoratori.

Il social washing può essere definito come una pratica volta a migliorare la reputazione di un’azienda attraverso iniziative di responsabilità sociale non davvero efficaci o, nel peggiore dei casi, di facciata con il precipuo obiettivo di un ritorno economico. Le aziende non spendono ingenti somme di denaro per raccontare quanto ci tengano al proprio dipendente solo per marketing: questa è una vera è propria strategia di legittimazione del potere.

Ne deriva un crescente rischio per chi fa il proprio lavoro in modo rigoroso. E si crea un’immagine distorta della realtà agli occhi degli investitori.

Proprio su questa scia, si trova il redwashing.

Ma cos’è il Redwashing?

La parola redwashing deriva dalla crasi delle parole red (rosso) e whitewashing (letteralmente “imbiancare). Letteralmente significa “ricoprire di rosso”. In senso più lato con redwashing si intende la pratica di uno stato, organizzazione, partito politico o di una società che si presenta come progressista. Preoccupato per l’uguaglianza sociale e la giustizia, al fine di utilizzare questa percezione per le pubbliche relazioni e, soprattutto, per un guadagno economico. Per quanto riguarda specificamente la sfera della politica, il termine si riferisce tipicamente ai populisti di destra che adottano ideali di sinistra

Si tratta di attività gravemente scorrette, finalizzate a presentarsi in maniera attraente all’interno di un contesto in cui l’opinione pubblica e le scelte di consumo risultano essere influenzate da valori di uguaglianza e di responsabilità sociale. In questo modo, non solo vengono ingannati tutti gli stakeholder, ma si indeboliscono gli sforzi che sono realmente indirizzati ad abbattere la disparità e a promuovere valori di carattere sociale.

Il redwashing è simile al greenwashing ma, come detto, riguarda le questioni sociali. Descrive i contenuti sociali per i quali le aziende si stanno prendendo  troppo credito e per i quali ottengono più pubbliche relazioni di quanto effettivamente gli è dovuto.

Prendersi meriti, presentarsi come il posto di lavoro perfetto. Pubblicità che inganna e, gli unici a pagarne, sono i lavoratori.

Il termine redwashing è, talvolta, usato anche per denotare la pratica di screditare una certa organizzazione o partito politico che difende realmente l’uguaglianza sociale. In questi casi, cerca di delegittimare l’argomento di questi collettivi presentandolo come estremista o obsoleto. Cercando di dare l’impressione che sia un’ideologia di sinistra pericolosa per il gruppo sociale. Un0ideologia in opposizione ad un’altra idea che si dimostra essere più ragionevole

In Canada, ad esempio, le aziende sono spesso accusate dai media indigeni di redwashing se tentano di mostrarsi benevole attraverso la sponsorizzazione dell’educazione, dell’arte o della cultura indigene per offuscare pratiche dannose e coprire la loro storia di colonialismo.

Syncrude e Petro Canada sono alcuni dei maggiori datori di lavoro delle popolazioni indigene. Ma il loro impatto ecologico ha effetti dannosi a lungo termine sui diritti alla terra degli indigeni, sull’acqua e sulla salute. Queste aziende, tra le altre, sponsorizzano le istituzioni culturali mentre contemporaneamente cercano di coprire i problemi che causano.

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