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Cinema

Cobra Kai IV: una storia tutta in difesa

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Chiunque abbia visto con piacere, negli anni ‘80 o in una delle infinite repliche televisive degli ultimi quarant’anni, la saga di Karate Kid ha accolto con entusiasmo e un pizzico di nostalgia la serie “Cobra Kai”, oggi disponibile su Netflix Italia fino alla IV stagione, rilasciata il 31 Dicembre 2021.

La quarta stagione

La premessa alla base delle precedenti stagioni era tanto semplice quanto interessante: cosa ne è stato del campione mancato e scorretto Johnny Lawrence, battuto nei film da Daniel LaRusso?

In una storia narrata dalla prospettiva dell’ex-cattivo Johnny, nelle prime tre stagioni di Cobra Kai abbiamo visto risorgere dalle ceneri il dojo più aggressivo della Valley in un crescendo adrenalinico che ha inaspettatamente portato in tanti a tifare proprio per Lawrence.

Ma qualcosa, in questa tanto attesa quanto deludente IV stagione, non è andata per il verso giusto e ci ha lasciati con l’amaro in bocca.

Il mondo è di nuovo bianco o nero

Uno dei principali punti di forza di Cobra Kai era stato trasformare, senza prendersi mai troppo sul serio, l’universo stereotipato dei film in un mondo un po’ più reale e interessante.

Se infatti nella saga cinematografica i personaggi erano rigidamente divisi tra buoni e cattivi, nella serie TV avevamo visto questo confine assottigliarsi e diventare sempre più labile fino a scomparire: abbiamo scoperto che Jhonny non era poi così malvagio e che anche il buon LaRusso poteva essere vittima, proprio come noi tutti, di comportamenti non propriamente positivi e costruttivi.

Questa caratteristica, che insieme all’effetto nostalgia e al fascino che esercitano sempre le arti marziali sul piccolo e grande schermo aveva portato la serie al successo, è stata tuttavia inspiegabilmente accantonata.

Con l’avvento di Kreese nella III stagione (il pessimo sensei che aveva spinto Lawrence a essere scorretto durante le competizioni degli anni ‘80) e, in questi ultimi episodi, dell’altrettanto perfido Silver (che era arrivato addirittura a corrompere lo spirito di Daniel LaRusso) siamo tornati a una dicotomia stantia e un po’ noiosa che divide di nuovo il mondo in categorie rigide, bianche e nere, fatte di buoni e cattivi.

Se è vero che lo spettatore medio di Cobra Kai è, come viene spifferato durante la IV stagione in un goffo tentativo di rompere la quarta parete, un uomo di mezza età attanagliato dalla nostalgia, è anche vero che molte persone giovani si erano avvicinate alla saga e allo show incuriosite dai personaggi della serie TV che, purtroppo, tornano a incasellarsi in cliché antiquati che hanno fatto il loro tempo, riproponendo di fatto la stessa trama di Karate Kid.

Allungare il brodo non è mai una buona idea

Purtroppo non è questo l’unico tasto dolente di questa sfortunata IV stagione, penalizzata anche dal chiaro tentativo di allungare il brodo.

Anche accantonando per un secondo tutti gli altri problemi, è evidente che la serie si sarebbe potuta tranquillamente concludere con questi episodi: uniti contro i super-cattivi, Daniel e Johnny avrebbero potuto creare un nuovo stile di combattimento, insieme ai loro allievi, e mettere fine all’insensata faida tra dojo che affiggeva la Valley.

Invece, dopo un timido tentativo, senza che sussistano ragioni valide Lawrence e LaRusso ricominciano a litigare, si contendono gli allievi e finiscono per separarsi di nuovo – il quadro impietoso è quello di due (e forse anche più) adulti che si comportano come nei primi film, con l’unica differenza che, adesso, hanno 40 anni di troppo.

Ma non sono gli unici personaggi che compiono azioni insensate con l’unico scopo di allungare di qualche puntata l’inevitabile fine della serie: anche i ragazzi subiscono una triste involuzione. Non c’è alcuno sviluppo per Sam, Miguel, Tori e Robby: il loro “quadrato amoroso” mette in moto sempre le stesse dinamiche, senza aggiungere assolutamente nulla alla storia, che rimane, anzi, impantanata nella ripetitività e nella noia.

Strike first, strike hard, no mercy

C’è da dire, tuttavia, che questa stagione non è tutta da buttare. Come i precedenti capitoli intrattiene piacevolmente per qualche ora, pur non essendo un capolavoro e rivelandosi essere molto meno bella di quanto ci si sarebbe potuti aspettare.

Si tratta di una storia che non colpisce affatto e che anzi annoia un po’, che gioca in difesa crogiolandosi nell’affetto che gli spettatori provano nei confronti dei personaggi e nella nostalgia di chi ha visto i film.

Non possiamo fare altro che sperare che la V stagione si riveli migliore di questa, e che torni a osare e colpire forte.

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