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I classici moderni da leggere almeno una volta nella vita

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A cosa associate il termine classici? In ambito letterario, è concezione comune definire come tali i capolavori del passato, pietre miliari che in un modo o in un altro, hanno segnato un’epoca. Nonostante la parola evochi immagini di perfezione e rigore, probabilmente suggerite dal collegamento con l’arte d’età classica, oggigiorno assume un significato molto più ampio. Da esso nasce, infatti, un dibattito che converge nella consapevolezza di non potervi attribuire una definizione universale. È possibile leggere un’analisi dettagliata della questione nell’Enciclopedia Treccani, di cui riporto un breve estratto:

“E ormai i c. non sono più soltanto gli antichi, né soltanto coloro che in un modo o nell’altro mirano a far risorgere l’antico: in letteratura vengono man mano indicati come classici tutti gli autori considerati degni di essere letti al di là dei limiti del loro tempo, tutte le opere ritenute costitutive di identità culturale, che dovrebbero ‘restare’ nel patrimonio dell’umanità e che dagli orizzonti più diversi, lontani o vicini, possono offrire qualcosa di non trascurabile alla nostra esperienza. […] Diventano veramente ‘nostri’, possono essere parte di noi, dirci delle cose essenziali per la nostra vita, solo se sappiamo ascoltarli, rispettarne le ragioni vitali e linguistiche, riconoscere la consistenza del loro mondo”.

Mi è capitato spesso di leggere libri di pubblicazione recente, ma che hanno avuto su di me un impatto così forte da farmeli definire classici. Sono divenuti un punto di riferimento per la mia formazione, l’innesco di una passione per la lettura sempre in crescita, e lo stimolo che mi ha spronata a non abbandonare mai il mondo delle parole. Ho così stilato la mia personalissima selezione di quelli che chiameremo classici moderni, una serie di titoli da leggere almeno una volta nella vita. Attenzione: potrebbero cambiarla.

1- Il postino di Neruda (titolo originale: Ardiente Paciencia)

Autore: Antonio Skármeta

Casa Editrice: Giulio Einaudi Editore

Prima pubblicazione: 1985

Trama: Mario Jiménez, un giovane pescatore, decide di abbandonare il proprio lavoro per diventare il postino della Isla Negra, nella quale l’unica persona che riceve e invia corrispondenza è il grande poeta Pablo Neruda. Mario ammira Neruda e vorrebbe che il poeta gli dedicasse un libro, e che la loro relazione fosse qualcosa di più di un educato scambio di battute con mancia finale. Quando il suo desiderio diventa realtà, tra i due nasce un’amicizia che conduce Neruda a strane, e apparentemente poco poetiche, avventure. Nel frattempo, il clima politico del Cile di quegli anni fa precipitare gli eventi.

Commento: Un libro dalla prosa soave, scorrevole e poetica allo stesso tempo. L’autore accompagna chi legge per i sentieri della vita di Mario, rendendolo partecipe delle sue relazioni con gli altri e con il mondo che lo circonda. Il rapporto tra il poeta e il postino nasce gradualmente e senza forzature, raggiungendo l’apice nelle pagine finali, le quali danno in extremis una piega diversa agli eventi. Una storia fatta non per essere letta, ma vissuta insieme ai protagonisti.

Citazione: «La poesia non è di chi la scrive, ma di chi la usa!»

 

2- Il vecchio che leggeva romanzi d’amore (titolo originale: Un viejo que leía novelas de amor)

Autore: Luis Sepúlveda

Casa Editrice: Guanda

Prima pubblicazione: 1989

Trama: Il vecchio Antonio José Bolivar vive ai margini della foresta amazzonica equadoriana. Antonio vi è approdato dopo molte disavventure che non gli hanno lasciato molto: i suoi tanti anni, la fotografia sbiadita di una donna che fu sua moglie, i ricordi di un’esperienza – finita male – da colono bianco e alcuni romanzi d’amore che legge e rilegge nella solitudine della sua capanna sulla riva del grande fiume. Ma nella sua mente, nel suo corpo e nel suo cuore è custodito un tesoro inesauribile, che gli viene dall’aver vissuto “dentro” la grande foresta, insieme agli indios Shuar: una sapienza particolare, un accordo intimo con i ritmi e i segreti della natura che nessuno dei famelici gringos saprà mai capire.

Commento: Il vecchio Antonio José dà la caccia per tutte le pagine a un tigrillo, un’esemplare di felino accanitosi ferocemente contro la comunità, in seguito all’uccisione dei suoi cuccioli. L’uomo combatte interiormente con l’istinto di sopravvivenza e l’empatia che prova per la madre distrutta dalla perdita, in uno scontro      esistenziale che gli farà da compagno fino all’epilogo. La storia, seppur pulita e lineare, è incisiva nel far insinuare un dubbio nel lettore moderno, trovatosi improvvisamente faccia a faccia con la natura più selvaggia. È lui il carnefice, ha sbagliato tutto. Deve redimersi. E forse, imparare a vivere con più lentezza.

Citazione: «Aveva sentito dire spesso che con gli anni arriva la saggezza, e aveva aspettato, fiducioso, che questa saggezza gli desse quello che più desiderava: la capacità di guidare la direzione dei ricordi per non cadere nelle trappole che questi spesso gli tendevano»

 

3- La chimera

Autore: Sebastiano Vassalli

Casa Editrice: BUR (Biblioteca Universale Rizzoli)

Prima pubblicazione: 1990

Trama: Nel 1610 Zardino è un piccolo borgo immerso tra le nebbie e le risaie a sud del Monte Rosa. Un villaggio come tanti, e come tanti destinato a essere cancellato senza lasciare tracce. C’è però una storia clamorosa, soffocata sotto le ceneri del tempo: la storia di una donna intorno alla quale si intrecciano tutte le illusioni di un secolo sconosciuto. Antonia, una trovatella cresciuta nella Pia Casa di Novara, un giorno viene scelta da due contadini e portata a Zardino, dove cerca di vivere con la fede e la semplicità che le hanno insegnato le monache. Ma la ragazza è strana, dice la gente. Perché è scura d’occhi, pelle e capelli, come una strega, e una volta è svenuta al cospetto del vescovo Bascapè, l’uomo che doveva diventare Papa. E poi perché Antonia è bella, troppo bella, ed è innamorata, ed è indipendente: in lei ci dev’essere per forza qualcosa di diabolico…

Commento: Nel romanzo storico di Vassalli, spicca la maestria del saper conciliare la dettagliatissima accuratezza delle fonti con la ricostruzione fantastica dei buchi nella trama. In alcuni passaggi, si ha quasi l’impressione di leggere un testo accademico, tale è la precisione nel riportare i fatti frutto di una ricerca esemplare. Ma non si limita a una fotografia della società nel piccolo borgo padano; Vassalli scava, sviscera, entra prepotentemente nelle menti deviate degli uomini del tempo, e ne analizza la componente più scabrosa: l’iniquità d’animo che si può nascondere dietro un’apparenza devota.

Citazione: «E’ l’odio puro: astratto, disincarnato, disinteressato; quello che muove l’universo, e che sopravvive a tutto»

 

4- L’ombra del vento (titolo originale: La sombra del viento)

Autore: Carlos Ruiz Zafón

Casa Editrice: Mondadori

Prima pubblicazione: 2001

Trama: A Barcellona, una mattina d’estate del 1945, il proprietario di un negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto dove vengono sottratti all’oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo. E qui Daniel entra in possesso di un libro “maledetto” che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un mondo di misteri e intrighi legato alla figura di Juliàn Carax, l’autore di quel volume. Daniel ne rimane folgorato, mentre dal passato iniziano a emergere storie di passioni illecite, di amori impossibili, di amicizie e lealtà assolute, di follia omicida e di un macabro segreto custodito in una villa abbandonata. Una storia in cui Daniel ritrova a poco a poco inquietanti parallelismi con la propria vita.

Commento: Magia. È ciò che alberga in ogni pagina di questo libro, ciò che si percepisce in ogni parola, scelta con precisione chirurgica per rendere le sensazioni dei personaggi quasi cinematograficamente. Una catapulta in una realtà parallela, in cui ogni cosa rimanda ai libri, e ogni libro racchiude la nostra vita. Ho finito la lettura sperando di ritrovarmi anche io, come Daniel, in un Cimitero dei Libri Dimenticati, sognando di essere scelta da un libro e di doverlo proteggere per tutta la vita. Ripensandoci, forse non ho trovato un luogo del genere, ma il mio libro del cuore indubbiamente sì.

Citazione: «La gente non è cattiva. Idiota. E’ ben diverso. La malvagità presuppone un certo spessore morale, forza di volontà e intelligenza. L’idiota invece non si sofferma a ragionare, obbedisce all’istinto, come un animale nella stalla, convinto di agire in nome del bene e di avere sempre ragione. […] Nel mondo c’è bisogno di più gente cattiva e di meno rimbambiti»

 

5- L’eleganza del riccio (titolo originale: L’Élégance du hérisson)

Autrice: Muriel Barbery

Casa Editrice: Edizioni e/o

Prima pubblicazione: 2007

Trama: Siamo a Parigi, in un elegante palazzo abitato da famiglie dell’alta borghesia. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all’idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Invece, all’insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta, che adora l’arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Poi c’è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita. Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l’uno dell’impostura dell’altro, si incontreranno solo grazie all’arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée e il suo antico, doloroso segreto.

Commento: Un fulmine a ciel sereno. Due punti di vista di persone non convenzionali, che fanno a pezzi le certezze della società odierna tra una tazza di tè e un pasticcino. Non leggetelo se volete essere coccolati o rassicurati sui luoghi comuni che ormai sentite ripetervi da sempre. Questo libro è uno scossone alla comodità della routine, una condanna esplicita alle maschere che indossiamo ogni mattina per omologarci a dei canoni sempre più assurdi. Una celebrazione delle imperfezioni, delle incompatibilità e dei piccoli piaceri dell’esistenza. Fa venire voglia di vita.

Citazione: «Stasera, ripensandoci, con il cuore e lo stomaco in subbuglio, mi dico che forse in fondo la vita umana è così: molta disperazione, ma con qualche istante di bellezza dove il tempo non è più lo stesso. È come se le note musicali creassero una specie di parentesi temporale, una sospensione, un altrove in questo luogo, un sempre nel mai. Sì, è proprio così, un sempre nel mai. Non preoccuparti, Renée, non mi suiciderò e non darò fuoco proprio a un bel niente. Perché d’ora in poi, per te, andrò alla ricerca del sempre nel mai.
La bellezza, qui, in questo mondo»

 

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