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Influencer e social

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Viviamo in un’era in cui tutti o quasi desiderano essere protagonisti di una propria storia, farsi notare, mettersi in mostra, diventare modelli, attori – è qui che entrano in gioco i social media.

Instagram, tiktok,  pinterest, youtube e quant’altro ci permettono di creare un profilo nel quale condividiamo la nostra vita, che siano scatti quotidiani o anche degni di una rivista di moda. Insomma potremmo definirla la via più facile e accessibile a tutti, per poter provare a “diventare qualcuno”. Proprio grazie ai social, negli ultimi tempi è nata quella che oggi potrebbe definirsi una carriera a tutti gli effetti: quella degli influencer.

Influencer

Intuire da dove derivi la parola “influencer” è piuttosto facile, di fatto, viene da influenza – no, non quella che con il raffreddore e il mal di gola – più specificamente, dal verbo influenzare.

Dunque sono influencer coloro che sono capaci di influenzare – o condizionare – gli altri. Come? Lanciando delle mode, creando contenuti di qualità – o anche no a volte, diciamolo – che sappiano attirare l’attenzione dello spettatore. Ogni influencer in genere prende il nome dal social che lo caratterizza, instagrammer, tiktoker, youtuber e così via. In genere ci si concentra su una tematica, come la moda, il fitness, i libri, il trucco e si orienta il proprio profilo su quello. Se non credete ancora al fatto che la figura di questi specialisti dei social sia ormai affermata, lasciate che vi informiamo che dal 2021, vi è un corso di laurea triennale per diventare influencer.

Nel 2016 durante la fashion week di Milano, la celebre rivista di Vogue si scagliò contro le figure delle influencer e delle fashion blogger (che a volte possono essere entrambe le cose), definendole “donne tristi che si pavoneggiano davanti all’obbiettivo indossando abiti in prestito”. Se pensate che ciò abbia sminuito la figura delle influencer, in realtà ha ottenuto l’effetto contrario, evidenziando che la rivista avesse forse un’occhio antiquato secondo la giuria popolare. Anche perché le influencer non sono di certo state le prime a godere dei “vestiti in prestito” dalle case di moda. Al contrario, è un modo che i brand utilizzano per farsi pubblicità e prima di loro, lo hanno fatto – e lo fanno ancora – modelle, attrici e figure di spicco varie. Tutto questo, solo per dirvi che stanno davvero conquistando il mondo, quindi non sottovalutatele (o non sottovalutateli).

Alcuni influencer in Italia e nel mondo

Parlare di influencer e non citare chi forse ha dato il via a tutto questo sarebbe pura follia, parliamo dunque di Chiara Ferragni. Sì, a oggi è un’imprenditrice, persino più conosciuta e famosa in America che in Italia, ma le origini del suo successo albergano nell’anno 2009, all’apertura del suo blog di moda “The Blonde Salad”. Nel 2015, la Ferragni diventò persino un “case study” all’università di Harvard e quello che era un blog, è diventato un’azienda che fattura 40 milioni di euro all’anno. Sempre tra gli influencer italiani abbiamo Gianluca Vacchi che crea contenuti divertenti e apprezzati dal pubblico. Ancora, l’influncer milanese famoso per “criticare gli influncer”, il Musazza. Camila Coelho, impreditrice brasiliana che ha iniziato la sua carriera di influencer mentre lavorava come commessa per Dior. Khaby Lame, il tiktoker senegalese naturalizzato italiano, famoso per i suoi video-reaction comici.

Insomma, se volessimo citarli tutti non ci basterebbe l’intero mese di gennaio probabilmente, dunque andiamo avanti. Abbiamo assodato che l’influencer è oggi una figura di spicco, utile soprattutto ai brand che decidono di servirsi della loro immagine per “influenzare” il pubblico, facendo sponsorizzare i propri prodotti. I social sono dunque un posto in cui potersi esprimere e presentarsi al mondo, ma sono anche parecchio rilevanti sul piano marketing.

Social e marketing

Se non si è sui social, non si è nessuno ed è per questo che non esiste catena o negozio di qualsiasi tipo, che non abbiano un profilo sui social. Spesso ci si serve anche dei famosi hashtag che spingono il pubblico a creare contenuti per farlo crescere e ottenere visualizzazioni, facendosi conoscere da un numero di persone sempre più ampio. Essi sono di fatto utilizzate molto nelle campagne pubblicitarie, sono parole chiavi semplici e d’effetto. Altre volte l’hashtag è lanciato dal social stesso, come “intrattenimento” per gli utenti. Uno di quelli più virali ultimamente è #booktok, nato durante la pandemia, nei trend, i protagonisti suggeriscono libri da leggere e rileggere. Gli hashtag servono quindi a trovare anche argomenti di discussione comune. Su twitter in particolare, spesso si utilizzano per commentare live la puntata di una serie o di un reality, utilizzando l’hashtag apposito insieme agli altri utenti.

Il lato oscuro dei social

Se da un lato però i social possono fare da palcoscenico per chi vuole esibirsi, dall’altro possono essere anche un buco nero nel quale perdersi. Correva l’anno 2015 e sui social girava la blue whale challenge: si trattava di una sfida che aveva la durata di 50 giorni, iniziava con la visione di qualche video horror e piccole sfide e culminava con il suicidio dello spettatore. In Russia sarebbero morti circa 1500 ragazzi, poco a poco coinvolse giovani di tutto il mondo in particolare tra i 9 e i 17 anni. I giovani finivano in un turbine di dipendenza e angoscia nella quale sembravano non riuscire a vedere altro. Ancora oggi, se si digita l’hashtag #bluewhalechallange su instagram o tumblr, i siti chiedono se l’utente abbia bisogno di assistenza.

Nel 2021 dei genitori hanno fatto causa a tiktok poiché le figlie di 8 e 10 anni si sono suicidate per “partecipare” alla blackout challange, una sfida di soffocamento vista sul social. Anche una bambina di 10 anni, di Palermo, ha preso parte alla sfida, finendo col togliersi la vita. Ancora, vi è la “planking challange” che consiste nel mettersi sdraiati sull’asfalto mentre le auto sfrecciano sulla strada, essa ha lasciato giovani sulla sedia a rotelle e altri privi di vita. La “knock out challange” dove i ragazzi usano violenza fisica contro sconosciuti per strada senza alcuna ragione. Per non parlare del caro e vecchio bullismo, che in una versione moderna si presenta come “cyberbullismo” del quale sono stati vittima tantissimi giovani che hanno deciso di togliersi la vita.

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