Connect with us

Politica

La criticità del PNRR, l’Italia a 1 Giga e l’Italia 5G

Published

on

PNRR
articolo di Biagio Fusco

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sul quale il Bel Paese ha puntato con tutte le energie di cui dispone, nella convinzione di aprire un volano alle riforme e dare nuova spinta alla rinascita economica e sociale per il futuro post pandemico, mostra le prime, inevitabili ed aspettate criticità a livello attuativo.

In buona sostanza, la pianificazione, la progettualità e la conseguente allocazione di strumenti messe in campo sino ad ora dal Governo nazionale stanno per entrare in uno stridente contrasto, nel momento in cui si appresta a ricevere il loro atteso riscontro realizzativo, con una assenza quasi totale di manodopera qualificata, con una non equa distribuzione delle risorse e con l’introduzione di eccessivi oneri che gravano sulla piccola e media impresa.

Insomma, non c’è corrispondenza tra pensiero ed azione, tra intento e fatto.

Tutto ciò rende il percorso avviato dal Recovery Fund irto di ostacoli difficili da sormontare e per i quali si attende da parte della Commissione Europea un poderoso intervento risolutivo, quantomeno che sia in grado di sterilizzare le tensioni di un mercato economico in cui la “domanda” di merci, capitali, servizi e persone, esprime un forte desiderio di ripartenza.

L’interrogativo naturale che ci si pone quale presupposto ineliminabile per affrontare nel merito il problema è senz’altro questo:

Da dove si riparte?”

Ebbene, la risposta è semplice, liquida; da dove lo si può tentare se non a cominciare dalla Digitalizzazione e dalla Innovazione, due sfide che, insieme unite perché intrinsecamente correlate, sono capaci di convogliare un’intera Paese verso un cammino territoriale tracciato nella direzione dell’unico obiettivo che conta, la Competitività internazionale.

I regolamenti europei impongono agli Stati membri, in tal senso, un primo limite che rappresenta una garanzia di sostenibilità dei piani innovativi, limite espresso sinteticamente dal principio giuridico racchiuso nell’acronimo “DNSH”, ovvero “do not significant harm”, in applicazione del quale ogni atto amministrativo (decreto ministeriale, bando etc.) che comporti un impegno a finanziare una spesa pubblica dovrà necessariamente rispettare una omologa coerenza con il precetto del “non arrecare un danno significativo a clima ed ambiente”.

Di qui, è facile arguire che ogni misura pensata per collocare investimenti nella piccola e media impresa italiana, la quale per vocazione culturale e tradizione storica vuole consolidarsi come il “tessuto connettivo” della economia nazionale, conterrà questa clausola, la cui concreta attuazione implicherà per tutte le nostre realtà imprenditoriali, dalla più piccola alla più grande, una crescita esponenziale di adempimenti burocratici e dunque di difficoltà nel vedersi riconosciuti gli incentivi.

Se è pur vero che per inoltrare la relativa istanza, almeno inizialmente, sarà sufficiente produrre una mera dichiarazione in regime auto – certificativo che attesti presso gli organi competenti della P.A., deputati a raccogliere le tante e diversificate domande di sovvenzioni governative che pioveranno da tutti i settori coinvolti dal PNRR, la “propria neutralità ecologica”, è altrettanto fuor di dubbio, secondo l’autorevole parere degli esperti in materia, che sulla base delle richieste di rimborso spese, differenti per tipologia, l’organo amministrativo procedente e titolare della relativa pratica istruttoria dovrà accertare la presenza di documenti che variano dalla “iscrizione dei fornitori alla piattaforma RAEE per il riciclo fino alle schede tecniche di materiali e sostanze inserite nei prodotti; dal monitoraggio del rendimento energetico nelle apparecchiature elettroniche in occasione di qualsiasi opera di manutenzione preventiva fino alla certificazione FSC per almeno l’80% del legno impiegato; dalla certificazione dei limiti di Global Warming Potential dei gas fluorurati applicati negli impianti di refrigerazione dei data center alla, nel caso di interventi edilizi, presentazione da parte del fornitore di evidenza dell’origine rinnovabile dell’energia elettrica consumata e dei mezzi d’opera utilizzati”.

Il piano di Transizione 4.0

Discorso completamente diverso riguarda invece gli incentivi stanziati nel piano Transizione 4.0 atteso che, essendo crediti d’imposta automatici, non verranno ovviamente incorporati in un bando amministrativo pubblico, ma in prospettiva causeranno a MEF e MISE una complicata incombenza nel calcolo ex post della quota crediti che spetterà agli “harmful sector” (settori inquinanti) e corrispondente copertura finanziaria con fondi tratti dal bilancio statale. E’ di rilievo, oltre che di evidenza, precisare che per quanto attiene le iniziative finanziabili nel settore della microelettronica e dell’idrogeno esse saranno selezionate direttamente per prerogativa riservata alla Commissione Europea, la quale ha già annunciato di voler esercitare questa opzione anche all’esito di un tavolo tecnico di confronto aperto a tutte le grandi imprese d’Europa, senza trascurare che gli incentivi alle aziende non sono computati nei 206 miliardi di interventi complessivamente divisi tra Recovery Fund e Fondo Nazionale Complementare e sempre con l’auspicio che nella “grande girandola delle percentuali” in cui si articola (e spesso si riduce) la politica industriale non si amplifichi (come al solito) il divario socio – economico tra Nord e Sud / Mezzogiorno d’Italia.

Sì, ma poi c’è anche “ Italia a 1 Giga e Italia 5G “, e cioè l’Italia telecomunicazioni, sospesa tra la ricerca di personale specializzato e le opportunità di lavoro che si apriranno nel comparto per una previsione che oscilla tra le 10.000 e 15.000 unità di profili professionali richiesti da qui al 31 agosto 2026, data in cui dovrà compiersi il PNRR, e di cui ad oggi c’è assoluta penuria.

Non perdiamo la speranza e nemmeno il coraggio !

Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Direttore responsabile: Maurizio Cerbone Registrazione al Tribunale di Napoli n.80 del 2009 Editore: Komunitas S.r.l.s. - P.IVA 08189981213 ROC N° 26156 del 25 gennaio 2016