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Cronaca

Tristezza, stress e noi: la DaD vista dai più piccoli.

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Noia, fatica, stress, tristezza: queste sono le emozioni che bambini e adolescenti provano quando pensano al loro rapporto con la didattica a distanza.

A saltare all’occhio è un messaggio scritto da un bambino delle scuole elementari: una faccina triste sul foglio, accompagnata da una breve frase “oggi mi sono sentito triste perché sono andato in didattica a distanza per la centesima volta.” Una frase che spezza i cuori.

Queste parole, piene di sconforto, sono state scritte da un bambino delle elementari, stufo di dover seguire le lezioni da casa.

A ricondividerle è stata una pediatra di Senigallia, che si definisce “divulgatrice per passione” e nel post sul suo profilo Instagram ha scritto: “Nelle ultime settimane a scuola abbiamo avuto quarantene su quarantene e Dad, compresa la classe di mio figlio. Noi adulti siamo abituati, ‘pazienza’. Ero davanti alla scuola quando è stata comunicata una quarantena: le reazioni dei bambini mi hanno lasciato a bocca aperta. Una bimba, molto intelligente e sensibile, gridava: ‘Ci avete mentito, avete detto che quest’anno non sarebbe più successo. Io non voglio più stare in casa, io sto male chiusa in casa, io non ce la faccio più!’. E tutti gli adulti dicevano ‘Non piangere!’. Ma lei aveva ragione, più ragione di tutti…“.

Le parole degli esperti…

È come se avessero vissuto un terremoto o un’altra catastrofe naturale, che gli ha lasciato un malessere psicologico i cui effetti a lungo termine non sono ancora chiari“, sintetizza David Lazzari, presidente dell’Ordine degli psicologi, che nei mesi scorsi ha consegnato quattro distinte ricerche effettuate in collaborazione con l’istituto Piepoli al ministero dell’Istruzione per dimostrare gli effetti della dad sugli studenti.

Ma se quelli a lungo termine andranno indagati, quelli a breve termine sono sotto gli occhi di tutti, e sono i (pessimi) risultati Invalsi sugli apprendimenti: «Non mi hanno stupito — spiega Lazzari —. Emozioni e cognizioni sono collegate, il canale emotivo apre un canale cognitivo, quindi è evidente che se imparo con un clima psicologico positivo produrrò un apprendimento migliore, viceversa le emozioni negative collegate alla Dad hanno prodotto un apprendimento negativo: i ragazzi, provati, hanno attivato solo la memoria a breve termine, non assimilato complessivamente i contenuti». E i sentimenti bui si sono sprecati in Dad.

Stress e tristezza, dai 3 ai 19 anni

Non andare a scuola, rivela l’indagine con 60 interviste a bambini tra gli 8 e i 14 anni, ha generato nei bambini un senso di tristezza e noia. Il 75% ha avuto qualche difficoltà a seguire le lezioni a distanza, soprattutto a causa della connessione e dell’uso del pc. Otto bambini su 10 dicono che la Dad non piace perché manca il rapporto con i compagni e perché è più faticoso seguire le lezioni. Il 62% dei piccoli a gennaio indicava uno stato d’animo negativo: stressato, malinconico, annoiato, stanco, triste, solo.

E nell’indagine con 500 interviste ai ragazzi tra i 14 e i 19 anni lo scenario non cambia granché. Noia, tristezza, solitudine, disastro, stress, depressione, mancanza, fatica, isolamento, sofferenza, paura, sono le parole usate più frequentemente. Il 96% degli adolescenti ci tiene alla scuola in presenza, e della Dad ama solo la possibilità di dormire un po’ di più al mattino.

Mancano i compagni, il confronto, la motivazione. I più critici sono i 17-19enni, che rimpiangono il ritrovarsi fuori da scuola, il viaggio di andata e ritorno, gli stage. Anche il punto di vista dei genitori (1.200 interviste a mamme e papà di bambini dai 3 ai 14 anni) riflette lo stato emotivo degli studenti. Con una nota a margine non da poco. Durante il lockdown quasi un bambino su due manifestava sbalzi d’umore e irritabilità. E per un quinto ci sono stati cambiamenti dello stato emotivo che tuttora permangono almeno parzialmente.

 

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