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#LaSettimanaProspettive – Le parole di Mattarella ci rendono tutti fratelli

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MATTARELLA
articolo di Biagio Fusco

Cosa pensiamo del discorso di Mattarella?

Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita!

– prof. P. Carmina, vittima del drammatico crollo di Ravanusa

Le parole del Capo dello Stato, pronunciate a poche ore dalla fine d’anno nel suo consueto discorso alla Nazione, hanno, come sempre, il pregio (e l’obiettivo) di insaporire di quel condimento che si chiama “fiducia” le gustose pietanze che gli italiani degustano durante il fatidico cenone nella sera del 31 dicembre.

Il bilancio di un’annata travagliata

È un tratto che, con sapienza, distingue e caratterizza lo sguardo prospettico di un Popolo verso il proprio futuro, che il bilancio “consuntivo” di un’annata così travagliata, quale è stata il 2021 da pochi giorni passato agli onori dell’archivio, deve pur contenere accanto alle sue immancabili indicazioni programmatiche.

È certo che le qualità morali, etiche, di un Uomo che incarna la più alta carica dello Stato debbano esprimersi nella capacità di tracciare innanzi alla Comunità che lo ha designato e delegato (sia pur in forma indiretta) il percorso che conduca tutti davvero ad una svolta, dal momento che c’è bisogno di una concretamente epocale. La battaglia intrapresa dall’Umanità nell’ultimo (quasi) biennio contro la Pandemia che, con protervia, prova a ridurla in servile schiavitù ed a piegarla ai suoi ritmi non può prescindere da un messaggio di speranza, che si aggrappa in modo fideistico alle misure preventive e restrittive, le quali hanno – è ovvio – la naturale giustificazione e legittimazione nel dato tecnico – scientifico; essa deve sostanziarsi della Fiducia.

Vaccinarsi come dovere civico e morale

Di qui l’invito a vaccinarsi, sospeso in quel limbo delimitato ai suoi due opposti capi dalla parola “obbligo” che fa impallidire ed inorridire i giuristi più raffinati e dalla parola “dovere” (civico – morale s’intende), più temperata invece e messa a riparo da quelle obiezioni insurrezionalistiche che gridano al sacrilegio costituzionale.

Ma questo “sguardo fiducioso” di Mattarella è in fondo rivolto a chi?

A chi se non ai nostri Giovani!

A costoro è affidato il compito di portare l’Italia sulle sponde della crescita; è giusto caricare il peso della Resilienza sulle spalle dei giovani italiani, quelli motivati, responsabili e competenti, ma solo se si è realmente intenzionati a rimettere in moto la Locomotiva Italia ed a trascinarla via dalle secche cui l’hanno confinata le “chiusure” disposte con i provvedimenti governativi che a livello nazionale, regionale e locale decretarono i primi lockdown.

Il precipitato logico di questa pregevole e lucida riflessione potrebbe addirittura tradursi in una proporzione che assuma una formulazione quasi matematica; perché no? Si potrebbe forse asserire che il “Vaccino“ sta alla “Fiducia“ come il “Patriottismo” sta alla figura del prossimo “Presidente della Repubblica”.

Il discorso di Mattarella

Eh già. Quello tenuto il 31.12.2021 è stato l’ultimo discorso del settennato di Mattarella, un’occasione propizia e consona al momento per manifestare al popolo d’Italia il suo ringraziamento e per ripercorrere le tappe di un anno tribolato per la salute pubblica, un “bene assoluto della vita” che l’articolo 32 della nostra Carta Costituzionale impone di tutelare come diritto fondamentale dell’individuo, inquadrato sistematicamente nonché collocato sotto il profilo dottrinale nell’interesse superiore della collettività. Il nuovo Presidente sarà, poiché sarà chiamato ad esserlo dalla contingenza nella quale tutti noi attualmente siamo immersi, maggiormente “patriota”, ispirato dall’unica Musa in grado di guidarlo nel garantire la governabilità di un Paese, e cioè la “Coesione”.

Soltanto così, la nostra Comunità potrà affrancarsi dall’isolamento pandemico e conoscere un momento di crescita rinnovata.

L’avanzare del contagio e la solidarietà

Il contagio, purtroppo, avanza ad horas in maniera quasi del tutto incontrollata, nella speranza che la diffusione del virus nelle sue rischiose varianti non innalzi la curva delle spedalizzazioni fin tanto da stremare il nostro baluardo di difesa, quell’avamposto in trincea che va sotto il nome (spesso vituperato) di Sistema Sanitario Nazionale e proiettarci verso il baratro della paura. Quando arriva il tempo dei bilanci è doveroso indossare l’abito dell’Onestà ed ammettere che ci hanno salvato l’unità, la solidarietà, il senso civico delle istituzioni ed una condotta avveduta di tutti gli italiani.

Le “non divisioni” nelle concitate fasi di incertezza per le sorti della salute umana di un’intera Nazione hanno mostrato il volto reale della Repubblica, unita e solidale: ricucire la distanza che spesso flessibilmente aumenta tra Istituzioni e cittadini, rendendo meno incisiva la comunicazione ufficiale se non finanche esposta a facili “corto – circuiti” originati da artificiose interpretazioni della insana politica.

Tutto ciò rientra nei doveri del Capo dello Stato che dovrà trasmettere al suo successore, preservando l’integrità di ruoli, poteri e prerogative della carica che ricopre, andando oltre l’appartenenza propria di cui avrà dovuto spogliarsi già all’inizio del suo mandato, per evitare “pericolosi salti nel buio“ incoraggiati da centrifughe spinte politiche. Le incognite della crisi sanitaria investono il mercato economico che con i suoi squilibri produce diseguaglianze sociali che mettono ancora di più a repentaglio il tentativo di successo nel ritorno ad una tanto desiderata normalità.

La verità e le risorse che servono a reagire si trovano dentro di noi. A ciascuno spetta la sua parte, nel mutuo silenzio di un solidale spirito di squadra che ci rende, senza esclusioni, tutti quanti fratelli d’Italia. Ho capito questo dalle parole di Mattarella.

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