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My Demon // RECENSIONE

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My Demon

Le premesse affinché My Demon fosse un bellissimo K-drama c’erano tutte: intrighi familiari, giochi di potere, una storia d’amore che trascende il tempo e anche una spolverata di sovrannaturale – però, come spesso accade quando sulla carta una storia sembra perfetta, qualcosa è andato storto.

Cosa? Per scoprirlo, continua a leggere la nostra recensione!

My Demon: di cosa parla?

I protagonisti di questa romantica serie TV sono Do Do-hee, algida e bellissima pupilla della signora Ju, presidente del Mirae Group, e Jeong Gu-won, affascinante demone che trascorre l’eternità cercando di far vendere ai mortali la propria anima in cambio di un desiderio. I due si incontrano e scontrano presto, a causa di un malinteso, durante uno dei numerosi appuntamenti al buio organizzati dalla signora Ju – che vorrebbe vedere Do Do-hee sposata al più presto – ma stringeranno un vero legame solo dopo la morte della presidente, misteriosamente assassinata.

Chi è che l’ha uccisa? E chi sta cercando, adesso, di togliere la vita anche a Do Do-hee? Tra intrighi familiari, segreti inconfessabili, falsi matrimoni e divinità che vivono ai margini della strada, ben presto entrambi scopriranno la forza del destino e, soprattutto, dei sentimenti umani.

Una lento deéjàvu

Uno dei principali problemi che affligge My Demon è senza dubbio l’eccessiva lunghezza della serie. La storia principale non riesce, infatti, a sostenere i sedici episodi in cui è articolata, spesso piegandosi a inutili digressioni e a fastidiosissimi filler che ne funestano la visione. Se gli autori si fossero rassegnati all’idea di girare una serie più breve, My Demon sarebbe potuta essere un gioiellino: i complotti, le morti misteriose e la storia d’amore – il cui sviluppo graduale è forse la parte più piacevole della serie – sono stati purtroppo annegati nel marasma di sketch umoristici e trame secondarie assolutamente inutili.

Sono proprio le trame secondarie a condannare My Demon – che aveva tutte le carte in regola per risultare una storia appassionante – a una sensazione di già visto, di (noioso) déjà vu: nel drama ci sono, infatti, non solo troppi cliché, ma anche situazioni che sono state già abbondantemente usate e abusate da altri prodotti simili – l’amica/spasimante pronta a tutto per il suo “maestro” che si contrappone alla protagonista, la tragica vita passata e dimenticata con i personaggi uccisi/oltraggiati etc.

Un ulteriore problema è costituito, infine, dal fatto che alcune scelte e paure dei personaggi che vengono messe in atto solo alla fine dello show hanno il palese intento di allungare il brodo di almeno un paio di episodi – un esempio per tutti, Do do-hee sa sin dall’inizio che il suo compagno è un demone, però, senza ragione alcuna, sembra rendersene conto solo a tre episodi dalla fine.

My demon: vale la pena vederla?

My Demon non ha solo difetti, e, nonostante l’esasperante lentezza, ha comunque qualcosa da dire: l’idea alla base del dramma principale è valida e tutto sommato originale, l’intervento di divinità e antiche figure bibliche è interessante, alcuni personaggi grigi – come la signora Ju – rendono la storia decisamente più saporita e, quando finalmente ci si occupa della storia principale, gli sceneggiatori riescono a tenere gli spettatori sulle spine. 

Vale la pena vederla? Nonostante tutto, … a patto di essere disposti ad accelerare qualche scena e si arrivi preparati all’inevitabile delusione degli ultimi tre-quattro episodi.

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