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1 settimana agoon
Le premesse affinché My Demon fosse un bellissimo K-drama c’erano tutte: intrighi familiari, giochi di potere, una storia d’amore che trascende il tempo e anche una spolverata di sovrannaturale – però, come spesso accade quando sulla carta una storia sembra perfetta, qualcosa è andato storto.
Cosa? Per scoprirlo, continua a leggere la nostra recensione!
I protagonisti di questa romantica serie TV sono Do Do-hee, algida e bellissima pupilla della signora Ju, presidente del Mirae Group, e Jeong Gu-won, affascinante demone che trascorre l’eternità cercando di far vendere ai mortali la propria anima in cambio di un desiderio. I due si incontrano e scontrano presto, a causa di un malinteso, durante uno dei numerosi appuntamenti al buio organizzati dalla signora Ju – che vorrebbe vedere Do Do-hee sposata al più presto – ma stringeranno un vero legame solo dopo la morte della presidente, misteriosamente assassinata.
Chi è che l’ha uccisa? E chi sta cercando, adesso, di togliere la vita anche a Do Do-hee? Tra intrighi familiari, segreti inconfessabili, falsi matrimoni e divinità che vivono ai margini della strada, ben presto entrambi scopriranno la forza del destino e, soprattutto, dei sentimenti umani.
Uno dei principali problemi che affligge My Demon è senza dubbio l’eccessiva lunghezza della serie. La storia principale non riesce, infatti, a sostenere i sedici episodi in cui è articolata, spesso piegandosi a inutili digressioni e a fastidiosissimi filler che ne funestano la visione. Se gli autori si fossero rassegnati all’idea di girare una serie più breve, My Demon sarebbe potuta essere un gioiellino: i complotti, le morti misteriose e la storia d’amore – il cui sviluppo graduale è forse la parte più piacevole della serie – sono stati purtroppo annegati nel marasma di sketch umoristici e trame secondarie assolutamente inutili.
Sono proprio le trame secondarie a condannare My Demon – che aveva tutte le carte in regola per risultare una storia appassionante – a una sensazione di già visto, di (noioso) déjà vu: nel drama ci sono, infatti, non solo troppi cliché, ma anche situazioni che sono state già abbondantemente usate e abusate da altri prodotti simili – l’amica/spasimante pronta a tutto per il suo “maestro” che si contrappone alla protagonista, la tragica vita passata e dimenticata con i personaggi uccisi/oltraggiati etc.
Un ulteriore problema è costituito, infine, dal fatto che alcune scelte e paure dei personaggi che vengono messe in atto solo alla fine dello show hanno il palese intento di allungare il brodo di almeno un paio di episodi – un esempio per tutti, Do do-hee sa sin dall’inizio che il suo compagno è un demone, però, senza ragione alcuna, sembra rendersene conto solo a tre episodi dalla fine.
My Demon non ha solo difetti, e, nonostante l’esasperante lentezza, ha comunque qualcosa da dire: l’idea alla base del dramma principale è valida e tutto sommato originale, l’intervento di divinità e antiche figure bibliche è interessante, alcuni personaggi grigi – come la signora Ju – rendono la storia decisamente più saporita e, quando finalmente ci si occupa della storia principale, gli sceneggiatori riescono a tenere gli spettatori sulle spine.
Vale la pena vederla? Nonostante tutto, sì… a patto di essere disposti ad accelerare qualche scena e si arrivi preparati all’inevitabile delusione degli ultimi tre-quattro episodi.
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