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8 mesi agoon
Never let go – distribuito in Italia col titolo ben poco accattivante (e anche un po’ spoiler) di A un passo dal male – possiede gran parte degli ingredienti che servono a creare un ottimo film horror: un’ambientazione lugubre, morbosità, senso d’impotenza, rapporti familiari disturbanti e anche un narratore inaffidabile.
Nonostante questo, purtroppo, non riesce a spiccare il volo e il motivo è che, diciamolo subito, il finale, già anticlimatico, commette un peccato che, a un film così ambizioso, non si può proprio perdonare: dopo aver messo tanta carne al fuoco, quel che resta allo spettatore, ahinoi, è soprattutto fumo.
In una casa isolata nel bosco vivono due fratelli gemelli, Nolan e Samuel, e la loro madre. I tre pensano di essere gli ultimi esseri umani al mondo: la madre racconta che la civiltà, infatti, è stata distrutta dal “male”, un’entità maligna che circonda anche la casa.
Nell’abitazione i tre sono al sicuro perché è stata costruita in “legno benedetto”: quando sono costretti ad allontanarsi dalle mura domestiche per cacciare o per procurarsi ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere, lo fanno legandosi una corda intorno alla vita per restare in contatto con la “benedizione” che circonda la casa.
Ma Nolan inizia a nutrire dei dubbi su ciò che racconta loro la madre e sospetta che le manifestazioni del male a cui la donna assiste non siano altro che allucinazioni: i due fratelli, infatti, non hanno mai visto niente di spaventoso nel bosco che circonda la casa.
Cos’è davvero reale? Qual è la vera identità della madre dei bambini? Il male toccherà anche loro oppure riusciranno a sfuggire alla maledizione che affligge la loro famiglia da generazioni?
L’atmosfera di Never let go è davvero interessante e ben realizzata: il film è a metà tra l’essere un reverse retelling di Hansel e Gretel in cui i fratelli sono stati già catturati dalla strega e una metafora psicoanalitica su una madre narcisista che non vuole lasciar crescere i suoi bambini, preferendo farli morire di fame che lasciarli camminare nel mondo.
Le premesse sono interessanti, l’angoscia resta palpabile per due terzi del film e dopo pochi minuti ci si ritrova immersi fino al collo nell’atmosfera opprimente e spaventosa in cui vivono i fratellini. Purtroppo, però, tutto questo viene vanificato dal finale.
Molte cose, infatti, restano sospese (SPOILER: per esempio, la madre dice di aver portato lei il male nella casa, ma non spiega come né perché) e non basta una certa fotografia a chiarire allo spettatore cosa sia reale e cosa, invece, non lo è.
Il male esiste ed è in ognuno di noi, ci dice il film – va bene, certo. Però, da una pellicola così curata e che vuole incutere non solo paura ma orrore, ci si aspetta qualcosa di più e un finale meno pigro.
Nonostante il suo peccato capitale, Never let go resta un bel film: l’atmosfera asfittica della casa, il rapporto tra i fratelli e il picco di orrore che si raggiunge prima della fine del secondo atto valgono il prezzo del biglietto e di qualche incubo.
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