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1 mese agoon
Nove dipendenti dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi Unrwa potrebbero essere stati coinvolti negli attacchi del 7 ottobre contro Israele sferrati da Hamas.
Lo fanno sapere le Nazioni Unite. “Abbiamo informazioni sufficienti per le misure che stiamo prendendo, ovvero, il licenziamento di queste nove persone legate all’agenzia dell’Onu.” ha detto il portavoce Farhan Haq.
Il Medio Oriente continua ad essere una polveriera in cui le emergenze si succedono. Il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari in tarda serata ha dichiarato che “alla luce dei resoconti delle ultime ore e delle questioni che sollevano, è importante chiarire che non vi è alcun cambiamento nelle direttive del Comando del fronte interno“.
Al di là della scottante questione Onu, ieri sera due razzi Katiusha sono stati lanciati contro la base aera di Ain al-Asad, la più grande degli Usa in Iraq occidentale. Le milizie filo-iraniane hanno ferito quattro americani.
In attesa dell’attacco poderoso che tutti si aspettano ad Israele. L’Iran ha rafforzato i suoi legami con la Russia, fornendogli armi, compresi i missili a lungo raggio Iskander; e vuole estendere la richiesta di collaborazione ai Paesi arabi. Il portavoce del Ministro degli Esteri iraniano ripete che vogliono vendicarsi su Israele ma senza cercare l’escalation della guerra in Medio Oriente.
Netanyahu mira ad una coalizione come quella che imbrigliò l’offensiva di Teheran nella notte tra il 13 ed il 14 aprile, quando si intercettarono la gran parte dei 300 missili e droni, con cui si limitarono i danni del grande attacco dell’Iran. La coalizione era formata da Israele, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Qatar, Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. Netanyahu ha già annunciato che la risposta sarà proporzionata.
Non solo: da domenica scorsa i Media ipotizzano che Israele, per sfruttare il fattore sorpresa, possa decidere un attacco preventivo.
È frenetico – e in gran parte segreto – il lavoro che impegna in queste ore le diplomazie per cercare di evitare un conflitto che potrebbe estendersi all’intero Medio Oriente, e forse anche al di là dei suoi confini.
Il presidente americano Joe Biden ha avuto un colloquio telefonico con il re di Giordania Abdallah, dopo una missione ufficiale del ministro degli Esteri di Amman a Teheran e una segreta che, secondo una testata kuwaitiana, sarebbe stata effettuata in Iran da una delegazione statunitense. Teheran ha smentito categoricamente di aver accolto una missione segreta americana per delle trattative. Ma gli americani sembrano agire per ridimensionare l’impatto della risposta, offrendo in cambio la riduzione delle sanzioni.
Mentre ieri a Beirut l’aeroporto era in pieno caos tra voli cancellati, tutti i governanti hanno chiesto ai propri connazionali di lasciare il Paese.
In attesa di capire se la vendetta non si trasformerà in un incendio capace di estendersi a tutta la regione, il Ministro Guido Crosetto afferma che “L’Italia lavora per il dialogo contro escalation grave e pericolosa“, mentre dalla Francia Emmanuel Macron chiosa “serve una prova di moderazione, la conflagrazione regionale va evitata“.
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