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Politica

Ordinanze di De Luca sulla DaD: per il Tar Campania “sono illeggittime”

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Il Tar Campania ha stabilito che le ordinanze con cui, a inizio anno, il presidente della Regione Campania ha sospeso le attività didattiche sono illegittime. Vinto, dunque, dal Codacons regionale il ricorso presentato contro i due provvedimenti degli scorsi mesi di gennaio e febbraio.

La scuola non andava chiusa, la didattica a distanza non doveva essere imposta in maniera generalizzata, bisognava uniformarsi ai provvedimenti nazionali.

Dunque sono da ritenersi illegittime le varie ordinanze di De Luca. Con le quali a partire da ottobre dell’anno scorso De Luca ha sospeso le lezioni in presenza su tutto il territorio campano. Così ha deciso il Tar di Napoli. Che ha accolto i motivi dei ricorsi presentati dal Codacons contro le ordinanze del 16 gennaio e del 27 febbraio del 2021. Con le quali veniva disposto, per l’intero territorio regionale, “la sospensione delle attività didattiche in presenza dei servizi educativi per l’infanzia. Nonché delle scuole di ogni ordine e grado”. Anche in rappresentanza dei genitori del comitato “Scuole aperte” ed ha condannato palazzo Santa Lucia al pagamento delle spese processuali.

Scuola, illegittime le ordinanze di De Luca: la sentenza.

Come riportato da Repubblica, il ricorso è stato presentato sulla spinta di un gruppo di genitori no-dad, a sostegno del quale hanno dedotto “plurimi profili di violazione di legge ed eccesso di potere, principalmente incentrati sulla sollevata obnubilazione dell’apicale principio di proporzionalità che, pur a fronte di un pericolo per la salute individuale e collettiva, indotto dall’emergenza Covid, avrebbe tuttavia imposto una attenta disamina preventiva degli effetti delle misure restrittive adottate, incidenti su minori e pregiudizievoli per la loro formazione complessiva in assenza di evidenti vantaggi e, sotto altro profilo, sul mancato apprestamento e/o individuazione di misure diverse meno impattanti su diritti fondamentali”.

 

Secondo i giudici, si legge nella sentenza pubblicata ieri, “la disposta sospensione delle attività didattiche in presenza per la Regione Campania, in via generalizzata, nei periodi considerati nelle ordinanze restrittive, non ha tenuto conto della regolamentazione per ‘fasce’ di rischio contenuta nella normativa statale”. Questa, ricordano i giudici, “aveva già operato, ex ante, il bilanciamento tra diritto alla salute e diritto all’istruzione, nel senso di sacrificare il secondo al primo nei casi di maggior rischio (regioni ‘rosse’) e, in via progressivamente più restrittiva, all’aumentare dell’età dei discenti (curando, ove possibile, il mantenimento della didattica in presenza per gli alunni più piccoli)”.

“Fu una ingiustizia”

“È arrivata la sentenza” scrive Clementina Sasso, ricercatrice e astrofisica all’Inaf-Oacn, che ha fatto parte del coordinamento scuole aperte, in un lungo post su Facebook “per cui io e tantissime persone con me (che ringrazio ad una ad una e sanno quanto gli voglio bene e tenga a loro) abbiamo passato nottate in bianco a lavorare e perso la salute perché non potevamo pensare all’ingiustizia che si stava compiendo ai danni dei nostri figli e giovani campani.” Sasso ha spiegato che stanno valutando l’ipotesi di ricorrere al Consiglio di Stato, visto che la richiesta di condannare la Regione a un risarcimento almeno simbolico verso i ricorrenti è invece stata respinta.

 

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