A dir poco preoccupanti i dati registrati dall’Istat riguardo l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC): dati che non si registravano dal 1996.
Secondo le stime preliminari dell’Istat, infatti, il mese scorso l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al netto dei tabacchi, ha registrato un aumento dell‘1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua, in forte accelerazione dal +3,9% del mese precedente. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e del 5,3% su base annua (da +4,2% di dicembre).
L’ulteriore accelerazione dell’inflazione su base tendenziale è dovuta prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +29,1% di dicembre a +38,6%), in particolare a quelli della componente regolamentata (da +41,9% a +93,5%), e in misura minore ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +22,0% a +23,1%).
In accelerazione c’è anche il “carrello della spesa”, ovvero i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +2,4% di dicembre a +3,2%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,0% a +4,3%).
Chiaro e duro il commento di Carlo Rienzi, presidente del Codacons:
“Un livello di inflazione così elevato rappresenta un massacro per le tasche degli italiani. Il caro-energia traina la crescita dei prezzi al dettaglio e investe anche beni primari come gli alimentari, che balzano a gennaio al +3,8%. Una situazione pericolosissima perché una inflazione così alta ha effetti diretti sui consumi delle famiglie, che reagiranno al forte aumento dei prezzi riducendo la spesa”.
“La corsa dei prezzi al dettaglio rischia di bloccare la ripresa economica del paese e avere effetti devastanti su commercio e industria – prosegue Rienzi – Per questo il Governo deve intervenire con urgenza studiando un decreto ad hoc volto a limitare la crescita dei listini e sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e i consumi”.