Dare del “bimbominkia”a qualcuno sui social, da oggi, è diffamazione. A stabilirlo è la Corte di Cassazione che in una sentenza spiega che il termine vuole indicare una persona con un quoziente intellettivo limitato e quindi costituisce diffamazione aggravata.
La sentenza è arrivata a seguito dell’episodio che ha visto protagonista l’animalista trapanese Enrico Rizzi, a cui è stata rivolta l’offesa. Il giovane è impegnato da anni nella tutela giuridica degli animali e in questo periodo ha raggiunto diversi obiettivi tra cui fermare il “gioco dell’oca sgozzata” a Caltanissetta, facendo sostituire l’animale con un peluche; si è occupato della vicenda dell’orsa Daniza in Trentino barbaramente uccisa, finendo sulle prime pagine e tg di tutti i quotidiani nazionali; ha fatto sequestrare innumerevoli pitbull e cavalli gestiti dalla zoomafia, diversi canili presenti in Sardegna, in Sicilia e in Calabria, riuscendo a far adottare molti degli animali vittime di sevizie; e ha fatto sanzionare i vetturini presenti a Roma con le carrozze trainate dai cavalli.
A insultare l’animalista trapanese, definendolo “bimbominkia”, è un’amica del presidente del consiglio regionale Diego Moltrer, a cui Enrico Rizzi in passato aveva rivolto delle offese.
Per la donna è scattata la condanna. L’ingiuria è stata scritta all’interno di un gruppo Facebook da oltre 2.000 iscritti, e per questo motivo viene considerata diffamazione aggravata.
IL TERMINE SECONDO LA TRECCANI
La Treccani indica il termine bimbominkia come un “giovane utente dei siti di relazione sociale che si caratterizza, spesso in un quadro di precaria competenza linguistica e scarso spessore culturale, per un uso marcato di elementi tipici della scrittura enfatica, espressiva e ludica”.