“La conoscenza di sé passa necessariamente attraverso la conoscenza delle proprie paure. Scopri che paure hai e scoprirai chi sei” scrive Vito Mancuso, teologo e docente italiano nel romanzo “Il coraggio e la paura”.
Mancuso afferma che avere paura non è sempre un’esperienza totalmente negativa, e nelle situazioni estreme sa far emergere con più chiarezza la verità su noi stessi.
Secondo il teologo, il contatto con il pericolo può farci comprendere chi siamo “una mente impaurita, senza dubbio, ma in potenza anche un cuore che supera il timore, ed è capace di conoscere e poi sconfiggere con il coraggio i pericoli della realtà. Noi siamo paura, ma possiamo diventare coraggio e riuscire così a essere migliori”.
Per gli psicologi, invece, noi siamo inondati da informazioni che, molto spesso, tendono ad essere sensazionalistiche in modo da far aumentare la nostra paura che è vista come un’emozione da cui scappare e da tenere lontano. Molto spesso però, non si può scappare dalla paura, per cui bisogna allenare il coraggio. Il filosofo francese Jean-Paul Sartre diceva: “Ciò che non è assolutamente possibile è non scegliere”, quasi come se volesse invitarci ad usare il coraggio per compiere le scelte giuste, senza arretrare di un centimetro a causa della paura.
Il nostro pensiero elabora una serie di errori sistematici, bias cognitivi, che ci forniscono delle interpretazioni errate della realtà. In base al modo in cui il cervello elabora le informazioni. I bias, o distorsioni cognitive, si generano perché la nostra mente si è evoluta per permetterci di agire velocemente.
Il significato di bias deriva dall’inglese col significato di inclinazione. Col bias cognitivo si tende ad andare in una precisa direzione acquisendo conoscenze e prendendo decisioni.
Per cui, posti dinanzi ad una scelta, è più facile sottrarsi a causa della paura, o delle conseguenze, oppure affrontarla con coraggio?
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