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Musica

Tra vita pubblica e vita privata: Disumano di Fedez è il giusto equilibrio tra le due.

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Venti tracce e una energia musicale tutta nuova: dagli attacchi ai politici alla canzone per la figlia Vittoria. Autoironico come sempre e, soprattutto, inarrestabile, Fedez non risparmia nessuno, nemmeno se stesso, come dice il titolo dell’ultimo brano dell’album, Mi sto sul cazzo.

Dopo la registrazione del dominio fedezelezioni2023.it, tutto il web (e non solo) aveva ipotizzato  una discesa vera e propria del rapper in politica: dopo l’affondo al concertone del Primo maggio,  le sferzate indirizzate alla classe politica durante il percorso che ha portato all’affossamento del ddl Zan e la costante polemica contro Matteo Salvini , questa ipotesi non sembrava così campata in aria.

Invece nessuna discesa in politica: riguarda tutto il nuovo progetto di Fedez, Disumano, il settimo album della sua carriera. Uscito stanotte, non solo celebra i dieci anni di carriera del rapper milanese, ma ripercorre in venti brani la sua vita. Più autobiografico e intimo che mai, arriva al pubblico dopo due anni da Paranoia Airlines, frutto della pandemia e di tante riflessioni personali.

Infatti, dopo “Paranoia Airlines” del 2019, Fedez aveva bisogno di ripartire, per sua stessa ammissione, da zero. “Non ci fosse stato quel disco, con quel tour, non avrei raggiunto un certo livello di maturazione. Alla fine di tutto devo ringraziare quel periodo. Ho affrontato un momento molto difficile a testa alta e alla fine sono soddisfatto”, raccontava il rapper lo scorso anno.

Ripartenza.

La ripartenza è avvenuta rimettendo al centro collaboratori fidati, sessioni collettive di scrittura e piccoli studi in cui creare un sound diverso rispetto al passato. Da questo percorso ha preso forma “Disumano”, il suo settimo album se si conta anche “Comunisti col Rolex” con J-Ax del 2017. È molto difficile, quando si parla di Fedez, separare la sua musica dalla sua figura professionale e pubblica. Questo perché i due mondi sono strettamente collegati anche per il suo modo di agire. Ma è giusto raccontare “Disumano” mettendo da parte campagne di marketing, promozione, social, polemiche, dietrologie e concentrarsi principalmente sulle canzoni.

Contemporaneamente arriva in radio il singolo Sapore (con Tedua), il pezzo preferito dalla moglie Chiara Ferragni, Poi incontra immediatamente il pubblico in due appuntamenti. Venerdì 26 novembre alle 17.30 a Milano (a Feltrinelli Red City Life) e sabato 27 alle 14 a Roma (alla Discoteca Laziale).

Per il progetto ha coinvolto Dargen D’Amico, Achille Lauro, Orietta Berti, Tedua, Cara, Tananai, Crookers, Myss Keta, Speranza e Francesca Michielin. La produzione musicale dell’album è stata per la maggior parte curata da d.whale, con cui l’artista ha già collaborato in passato. Alternandosi in alcune tracce a Dade, Dargen D’Amico, Michelangelo, Nic Sarno, Ted Fresco e Crookers.

Ironia e affondi.

Va subito detto: “Disumano”, nonostante Fedez nei giorni prima dell’uscita dicesse che si sarebbero scatenate polemiche e sarebbero piovute querele dopo la pubblicazione dell’album, sul fronte testuale non appare la bomba a orologeria che in molti si aspettavano. Se si escludono alcuni attacchi politici più diretti a Matteo Renzi, Giorgia Meloni e alla Lega Nord, affondi contenuti in “Un giorno in pretura” con skit iniziale di Giuseppe Cruciani, e qualche entrata in scivolata sulla Chiesa, il resto delle canzoni non fa fiammate.

Non lo sapremo mai tipo l’ultima cena veramente chi c’era. Siam davvero convinti che fossero amici, come ai tempi di J-Ax”, è la parte di “Stupido Stupido” dedicata al suo ex compagno di avventure, mentre “Il giorno dopo ci fanno le analisi, tranquilli mio marito è anziano ed è più pulito di Damiano dei Måneskin” in “La cassa spinge” (che riprende il brano di Dumbblonde), è una battuta che rievoca le dichiarazioni sul rifiuto dell’uso delle droghe da parte del quartetto romano.

In “Mi sto sul cazzo” tira in mezzo la sua etichetta. “Una riunione in Sony e m’è venuto sonno come imparare la vita guardando i film porno”. In “Vecchio” rievoca la polemica del Primo Maggio: “Primo Maggio son andato sul palco. Il mio avvocato è Cristiano Ronaldo”. Nulla di lontanamente paragonabile alla penna del Fedez dissacratore di album storici come “Penisola che non c’è”.

Suoni elettronici e ritornelli.

“Disumano” è un disco molto lungo: 20 canzoni che si muovono principalmente su due segmenti. Il primo più scanzonato e da ballare, brani simbolo sono “La cassa spinge”, il tormentone “Mille” e “Guarda cosa mi fai fare”, il secondo più personale, “Notte brava” e “Mi sto sul cazzo” sono degli esempi. In quest’ultimo pezzo Fedez canta: “Un selfie lo specchio e mi sto già sul cazzo però c’ho due figli così non mi ammazzo”. A volte le due strade provano a incrociarsi come in “Sapore” con Tedua: i due avevano già collaborato in “Paranoia Airlines” in “Che cazzo ridi”.

Nel disco l’amore gioca un ruolo centrale: “Vittoria” dedicata alla figlia, “Meglio del cinema” per la moglie Chiara Ferragni, “Leggeri leggeri” rientrano in questa fascia tematica. Come già si intuiva dalla sanremese “Chiamami per nome”, in “Disumano” c’è quasi sempre la ricerca spasmodica di ritornelli chewingum da appiccicare in testa all’ascoltatore, e in questo Fedez è storicamente molto bravo.

Lo scheletro sonoro generale è elettro-pop con echi anni ’80 e ’90, questo è il vero elemento di novità nel percorso di Fedez. L’artista milanese, in alcuni frangenti, non rinuncia anche ad alcune parti più rappate come in “Fede e Speranza” con il rapper casertano Speranza.

C’era da aspettarselo che alcune tracce fossero graffianti, si capisce già dalla cover che lo ritrae in due versioni mezzobusto: quella di marmo bianco contrasta con un’altra più provocatoria nera e quasi viva al suo fianco. Entrambe sono su un piedistallo e questa la dice lunga: il titolo dell’art-work è Il narcisista pessimista, realizzata da Francesco Vezzoli. L’opera, che sarà esposta in Triennale, sarà battuta all’asta per beneficienza da Sotheby’s: i proventi andranno alla Fondazione Togheter To Go Onlus, che aiuta i bimbi affetti da patologie neurologiche complesse (anche parte delle vendite dell’album verrà devoluta alla stessa causa).

D’altronde il lancio è stato – in perfetto stile Fedez – una campagna geniale, di stampo elettorale (con il dominio FedezElezioni2023) e con slogan assurdi e manifesti ad hoc nata propria dalla sua creatività ribelle («una grande trollata», la chiama lui sui social).

È così che l’artista legge la realtà e un Paese sempre più allo sbando, sbranato da estremismi crescenti e già pregusta le querele in arrivo (nel brano di Un giorno in pretura). Nel mirino non solo Matteo Renzi, ma tutta una serie d’interlocutori con cui in passato si è già scontrato, tra cui il Codacons (che risponde per le rime attraverso l’agenzia stampa Adnkronos: «A lui va il nostro più sentito ringraziamento: così ci permette di far conoscere meglio, e ad un pubblico vastissimo, la nostra intensa attività a tutela dei consumatori»).

Unica eccezione, la cover di Vanity Fair di questa settimana, che lo vede in dialogo con Enrico Mentana e senza filtri. Il 32enne milanese, d’altronde, non ne ha mai avuti. E ci si aspettano scintille da un prossimo tour e dalla presenza sul palco dell’Ariston, anticipata da un tweet misterioso. “Sanremo 2022, sto arrivando”, sotto l’immagine di un bracciale che converte lo stress in energia. Autoironico come sempre e inarrestabile, non risparmia nessuno, proprio a partire da se stesso, come dice il titolo dell’ultimo brano dell’album, Mi sto sul cazzo.

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