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Trappola ad alta quota // RECENSIONE

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Ci sono film che emozionano, trascinano, cambiano la vita – e poi ci sono delle pellicole che, pur non essendo particolarmente intense, riescono a intrattenere per un paio d’ore… prima di essere dimenticate appena varcata la soglia del cinema.

Trappola ad alta quota rientra, purtroppo, in questa categoria. Il film non ha difetti fatali, ma nemmeno pregi particolari: lineare, senza troppe sorprese, uno di quei film che si finisce a guardare dopo cena giusto perché la televisione è rimasta accesa.

Un thriller senza colpi di scena

L’unico plot twist della storia viene svelato dal trailer: dopo che l’U.S. Marshal Madelyn Harris finalmente riesce ad arrestare Winston in Alaska e a convincerlo a testimoniare contro il criminale Moretti – di cui ha tenuto per anni la contabilità – i due salgono a bordo di un aeroplano che li condurrà ad Anchorage.

Purtroppo, il pilota del velivolo si rivela ben presto essere un sicario di Moretti ed è solo grazie all’intelligenza – per così dire – di Winston e alla prontezza di Madelyn che i due riusciranno a non farsi uccidere nei primi venti minuti di film. L’aereo, ormai, è una trappola: gli eroi della storia riusciranno ad atterrare sani e salvi?

Trappola nel cinema

Come avevamo anticipato, questo film non è malfatto, tuttavia è troppo lineare e semplicistico per appassionar davvero. L’unica caratterizzazione di Harris è relativa a un episodio del suo passato, di Winston sappiamo poco e – tra un colpo di bodyshaming qui e un po’ di velato pregiudizio di qua – il tono paternalistico della pellicola è davvero insopportabile. Sarebbe bastato poco a far fae a Trappola ad alta quota un salto di qualità ma, purtroppo, Mel Gibson (regista del film) non ha osato e ci ha restituito un film mediocre che, se non fosse stato girato, non sarebbe mancato proprio a nessuno.

Ha la sufficienza, ma non basta.

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