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Tre mesi dopo il suo “martirio della carità”, il carisma di fratel Leonardo Grasso rivive nelle opere missionarie dei Camilliani in Sicilia

Tre mesi dopo il suo “martirio della carità”, il carisma di fratel Leonardo Grasso rivive nelle opere missionarie dei Camilliani in Sicilia

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Il religioso sarà commemorato il 24 marzo nella giornata in cui la Chiesa Italiana ricorda i sacerdoti e i religiosi che hanno perso la vita per seguire la loro vocazione nelle periferie geografiche ed esistenziali

Come don Roberto Malgesini a Como, anche fratel Leonardo Grasso è stato ucciso da uno degli “ultimi” che quotidianamente soccorreva. Fratel Leonardo era il superiore della comunità camilliana di Acireale. Aveva preso i voti a 50 anni per dedicare la sua vita ai sofferenti. La svolta era arrivata dopo la morte di entrambi i genitori, deceduti a sei giorni di distanza l’uno dall’altro.

Così da agente di commercio, con un’attività avviata e interessi mondani, aveva cambiato radicalmente la sua vita scegliendo di diventare camilliano. Parlando pubblicamente della sua esperienza nel quarto centenario della morte di San Camillo, fratel Grasso aveva confermato di essere felice nell’operare a fianco dei sofferenti e dei bisognosi, senza rimpianti per una vita ricca di divertimenti, ma che lo aveva lasciato vuoto e carico di domande a cui non riusciva a dare risposta. Amava ricordare come la sua parabola somigliasse molto a quella dello stesso San Camillo, che dopo una vita scapestrata ha dedicato tutto se stesso ad aiutare gli altri. Il religioso ha trascorso 25 anni della sua vita a servizio della “Tenda San Camillo”, una casa-famiglia che accoglie persone affette da Aids. È stato ucciso il 5 dicembre scorso, proprio in questa “Tenda”, dove in un quarto di secolo ha accolto centinaia di persone fragili, segnate dalla sofferenza.

«Un tessitore di fraternità la cui vita si intrecciava con quella dei poveri incontrati e soccorsi», spiega fratel Carlo Mangione, direttore generale dell’ospedale “Santa Maria della Pietà” a Casoria. Tre mesi dopo il suo “martirio della carità”, il carisma di fratel Leonardo Grasso rivive nelle opere missionarie dei Camilliani in Sicilia. Il religioso sarà commemorato il 24 marzo nella giornata in cui la Chiesa Italiana ricorda i sacerdoti e i religiosi che hanno perso la vita per seguire la loro vocazione nelle periferie geografiche ed esistenziali. Sottolinea il vescovo di Acireale e vicepresidente della Cei, Antonio Raspanti: «È stata una grave perdita ed una ferita sia nella famiglia camilliana che nella nostra diocesi. Fratel Leonardo era un uomo e un religioso esemplare ed è stato sempre l’anima di questa realtà di accoglienza e di assistenza: tantissime persone sono passate da qui, alcune sono rimaste per anni. Fratel Leonardo si è sempre dedicato con trasporto, con passione a queste persone che attraversano momenti difficili». Era un «missionario martire nelle periferie esistenziali», sottolineano i suoi confratelli, e la Conferenza episcopale italiana lo ha inserito fra i venti martiri missionari del 2020 perché «ha dato la vita per testimoniare il Vangelo tra gli ultimi».Come gli altri Camilliani, fratel Leonardo aveva preso il “quarto voto”, cioè l’impegno di assistere i malati pure a rischio della vita. Lui che aveva abbandonato un’attività avviata per cambiare radicalmente vita scegliendo di diventare Camilliano. La data del 24 marzo scelta per ricordare i missionari martiri non è casuale: il 24 marzo del 1980 Monsignor Oscar Romero, Arcivescovo di San Salvador, veniva assassinato durante la celebrazione della Messa, “punito” per le sue denunce contro le violenze della dittatura militare nel Paese. Le sue ultime parole furono: «Questa santa Messa è un atto di fede. In questo calice il vino diventa sangue, che è stato il prezzo della salvezza. Possa questo sacrificio di Cristo darci il coraggio di offrire il nostro corpo e il nostro sangue per la giustizia e la pace del nostro popolo».

 

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