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2 anni agoon
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Monica VaccaA seguito della morte del neonato all’ospedale Sandro Pertini di Roma, si torna a parlare di violenza ostetrica. La situazione in Italia.
Quando si parla di violenza ostetrica si fa riferimento a quelle condotte poco umane assunte dal personale medico in merito alla salute riproduttiva e sessuale delle donne. Si tratta di una forma di violenza sanitaria quasi invisibile ma che può creare danni fisici e psicologici anche permanenti.
Il concetto di violenza ostetrica è, in Italia, ancora troppo poco conosciuto. Nonostante infatti, in questi anni, siano state messe in atto dense campagne di sensibilizzazione da parte di alcune associazioni femminili, si torna a parlare dell’argomento solo allorquando si verificano gravi casi di malasanità nei reparti di ginecologia. Questo accade perché essa risulta essere erroneamente collegata alle sole fasi di gravidanza, parto e puerperio. In realtà, queste condotte riguardano l’intero arco di vita delle donne: l’eccesso di interventi medici, la prescrizione di cure e farmaci senza consenso, le decisioni coercitive riguardanti il corpo femminile, la mancanza di rispetto per quest’ultimo, sono tutti esempi pratici di violenza ostetrica.
In Italia, dalla prima ricerca nazionale commissionata alla Doxa dall’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica, in collaborazione con le associazioni “La Goccia Magica” e “CiaoLapo Onlus”, è emerso che il 21% delle neo-mamme ha subito maltrattamenti fisici e/o verbali durante il parto. Nello specifico, 1 mamma su 5 dichiara di aver subito una forma di violenza ostetrica da parte del personale medico.
Si è ritornati a parlare di violenza ostetrica a seguito della tragedia avvenuta la notte dell’8 gennaio all’ospedale Pertini di Roma: un neonato di appena tre giorni sembrerebbe aver perso la vita dopo esser stato schiacciato involontariamente dalla mamma, che si è addormentata mentre provvedeva ad allattarlo. Sarà l’autopsia, tra 60 giorni, a confermare o meno l’ipotesi di soffocamento.
Un parto non facile e due precedenti notti insonni. La giovane mamma, di 29 anni, pare aver chiesto più volte alle infermiere di turno di tenere il bambino nella nursery; richiesta che tuttavia non è mai stata accolta: “Ero ancora molto stanca, piuttosto provata dal parto, dopo 17 ore di travaglio” racconta stremata la donna. Ad accorgersi dell’accaduto un’altra neo-mamma che riposava nella stanza. Da quanto emerge dalle prime ricostruzioni, vi è stata una scarsa sorveglianza da parte dell’intero personale. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti.
A seguito di quanto accaduto, una petizione online contro la violenza ostetrica è stata lanciata dall’associazione “Mama Chat”.
La richiesta è quella di ripristinare le regole ospedaliere vigenti nel periodo precedente al Covid19 per poter porre finalmente la parola “fine” alla mancanza di sostegno alle donne nel periodo post-parto. L’obiettivo è quello di garantire la presenza costante di una persona scelta dalla neomamma per tutto il periodo di degenza.
La petizione ha raccolto 100.000 firme in soli 24 ore.
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