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America

Amazon contro il Texas, a favore dell’aborto

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Ultimamente, negli Stati Uniti, si sta assistendo a una tendenza regressiva: alcuni stati, come il Texas, stanno applicando restrizioni nazionali più severe sul diritto all’aborto. Contemporaneamente, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annunciato di essere intenzionata ad annullare la sentenza Roe vs Wade, che nel 1973 rese il diritto all’aborto una realtà. Semmai dovesse cadere questa legge, sarebbe discrezione di ogni stato decidere autonomamente come regolarsi. In risposta a questi aggiornamenti, l’azienda Amazon ha annunciato una novità per andare incontro ai propri dipendenti.

L’aiuto di Amazon

A partire da adesso, Amazon si assicurerà di rimborsare ai propri lavoratori e alle proprie lavoratrici il denaro speso per effettuare “trattamenti medici non pericolosi per la vita”,  categoria in cui è compreso l’aborto. La nota divulgata al team Amazon, come riportato dall’agenzia di stampa britannica Reuters, spiega che il colosso dello shopping virtuale rimborserà fino a 4.000 dollari annui in spese di viaggio. Il rimborso si riferisce a quei trattamenti che non sono disponibili entro una distanza di 100 miglia dalla residenza dell’impiegato, e per i quali non è possibile avere un consulto a distanza.

Amazon ha assicurato di restituire il denaro speso fin dal primo gennaio 2022. Un portavoce della società ha chiarito alla BBC che i rimborsi interesseranno anche cure bariatriche, oncologiche, di anomalie congenite entro due anni dalla nascita, trattamenti psichiatrici, psicologici e servizi di riabilitazione da abuso di sostanze. Amazon è, attualmente, uno dei maggiori datori di lavoro del settore privato statunitense, con 1,1 milioni di dipendenti tra contratti part-time e a tempo indeterminato. Considerata la mole dei suoi impiegati, la scelta di aiuto appare ancor più significativa, anche in virtù del fatto che l’azienda si è ripromessa di coprire anche spese fino a 10mila dollari per complicanze mediche urgenti e possibilmente fatali.

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