“La variante Delta del coronavirus in Giappone si è diffusa ad alta velocità e ha soppiantato altre varianti. Ma poiché si sono accumulate mutazioni, riteniamo che sia diventato difettoso e incapace di creare le proprie copie. Dato che il numero di nuovi casi non cresce, crediamo che a un certo punto, attraverso queste mutazioni, il virus si sia diretto sulla via dell’autodistruzione naturale”. A spiegarlo è il gruppo di ricercatori dell’Istituto di Genetica e dell’Università di Niigata.
La possibile autoestinzione della variante Delta, quindi, sarebbe dovuta a un eccesso di mutazioni che l’avrebbe portata ad autoestinguersi.
Tutti i virus mutano e nella maggior parte dei casi ciò porta dei vantaggi ai patogeni, che diventano più contagiosi o aggressivi.
Secondo il professor Ituro Inoue, grazie alla scomparsa della variante Delta si è verificato il crollo dei contagi verificatosi negli ultimi mesi in Giappone.
Secondo uno studio che la diversità genetica della variante Delta era molto più ridotta di quella della variante Alfa. Ciò ha portato il team del professor Inoue a scoprire che questa versione del virus aveva subito un blocco evolutivo, dovuto all’accumulo di mutazioni sulla proteina nps14.
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