Una ricerca recente condotta presso l’University of California San Francisco ha dimostrato che il Covid-19 può rimanere nel sangue e nei tessuti dei pazienti per un periodo sorprendentemente lungo, anche dopo la fase acuta della malattia.
Il Covid può rimanere nel sangue oltre un anno
Gli scienziati hanno analizzato campioni biologici provenienti da individui che avevano contratto il virus e dai risultati è emerso che frammenti di Sars-CoV-2, chiamati antigeni Covid, sono stati rinvenuti nel sangue fino a 14 mesi dopo l’infezione, e addirittura per oltre due anni nei tessuti di persone precedentemente colpite dal virus.
Queste scoperte, presentate alla Conferenza sui retrovirus e le infezioni opportunistiche (Croi), gettano luce su un aspetto inquietante della pandemia. Inizialmente si credeva che il Covid-19 fosse una malattia temporanea, ma sempre più pazienti continuano a soffrire di sintomi del virus anche molto tempo dopo la guarigione dalla fase acuta, come confusione mentale, disturbi digestivi e problemi vascolari.
Ma cosa significa tutto ciò per coloro che lottano contro il cosiddetto “Long Covid”? Gli scienziati suggeriscono che questi frammenti virali persistenti potrebbero generare una reazione immunitaria continua, il che comporterebbe il rischio di complicazioni cardiovascolari come infarti e ictus. Una speranza, però, c’è. Gli scienziati stanno già conducendo studi clinici per testare se anticorpi monoclonali o farmaci antivirali possano eliminare il virus residuo e migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti dal Long Covid.
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