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L’Italia è uno dei Paesi più ingiusti nei confronti dei giovani

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L’Italia, dice Save the Children, è uno dei Paesi europei più ingiusti nei confronti dei giovani: la povertà assoluta, infatti, colpisce il 14,3% della popolazione sotto il 17 anni – nel nostro Paese ogni bambino ha il triplo delle possibilità di trovarsi in condizioni di povertà assoluta  mentre circa metà degli studenti di 15 anni manca il raggiungimento del livello minimo di competenze in italiano e in matematica. Questo fenomeno, chiamato dispersione scolastica implicita, compromette gravemente il futuro dei ragazzi.

Cosa fare per arginare il fenomeno?

Cosa sarebbe necessario fare perché questi fenomeni rientrino e perché anche ai giovani italiani sia garantita la possibilità di costruirsi un futuro e la speranza di assicurarsi una vita che non sia ridotta solo alla più misera sussistenza si sa bene e infatti lo scrive anche il premier Draghi in una nota destinata alla ONG: il sistema scolastico andrebbe riformato, andrebbero potenziati gli istituti superiori, ristrutturate le scuole e valorizzare le predisposizioni dei ragazzi; tutti argomenti, questi, toccati nel corso degli incontri organizzati da Save the Children intitolati: “Impossibile 2022 – Costruire il futuro di bambine, bambini e adolescenti. Ora” a cui hanno preso parte anche la ministra Fabiana Dadone e i ministri Andrea Orlando ed Enrico Giovannini.

Un conflitto generazionale particolarmente incancrenito

Ma che il lavoro da fare sia tanto e che il conflitto generazionale di questi decenni sia particolarmente incancrenito lo dimostrano i commenti dei meno giovani sotto questi dati: sui social network, sotto articoli che presentano questo triste quadretto è quasi impossibile trovare commenti che non siano insulti nei confronti di ragazzi e bambini, descritti sempre come “sfaticati”, pretenziosi e persino stupidi. 

Dopo più di vent’anni durante i quali le scuole sono state depauperate di risorse e attenzioni, trasformate in parcheggi dove sistemare i minori durante le ore lavorative dei loro tutori e dove i ragazzi non sono da decenni al centro delle discussioni, era difficile, tuttavia, raggiungere un risultato diverso: e mentre l’Europa e tutto il primo mondo puntano sul futuro, in Italia non facciamo altro invece che puntare il dito contro i più piccoli che, tra poco, non saranno nemmeno più in grado di capire il torto che stanno subendo.

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