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8 mesi agoon
A volte, parlando con qualcuno che magari avevi appena conosciuto, ti è sembrato quasi di ritrovare un vecchio amico, al punto che ti sei chiesto, ridendo, se non l’avessi già incontrato in una vita passata.
Per Ban Ji-eum, protagonista del Kdrama See you in my 19th life – disponibile su Netflix – non si tratta di uno scherzo e neppure di una lontana ipotesi: lei, infatti, ricorda tutte le sue vite passate… e, adesso che è nella sua diciannovesima vita, il suo obiettivo è quello di incontrare di nuovo Mun Seo-ha, l’amore della sua precedente esistenza.
Dopo la drammatica fine della sua diciottesima vita, Ban Ji-eum sfrutta la sua saggezza centenaria per cercare di incontrare Mun Seo-ha. Nella sua vita precedente la ragazza gli aveva infatti giurato che sarebbe rimasta per sempre al suo fianco, ma non aveva potuto mantenere la sua promessa a causa dell’incidente mortale che aveva coinvolto i due ragazzini. Tra equivoci, imbarazzi e inviti audaci, Ban Ji-eum cerca di farsi strada nel cuore del suo amato: ma il suo arrivo nell’esistenza del ragazzo riapre vecchie ferite e fa emergere segreti terribili…
Questo Kdrama parte molto bene: i protagonisti sono amabili, la premessa della storia è interessante e la personalità di Ban Ji-eum – sebbene sia un po’ troppo infantile per appartenere a quella di un essere di circa mille anni – è trascinante. Tuttavia, man mano che avanza, la storia risulta sempre meno credibile e – purtroppo – afflitta non da buchi, ma vere e proprie voragini di trama.
Il grande segreto che sarebbe alle spalle dell’incidente stradale che ha condotto alla morte di Ban Ji-eum nella sua vita passata, infatti, è al limite dell’assurdo: non solo l’assassino materiale della ragazza – che ha deliberatamente schiantato un camion contro l’auto su cui, all’epoca, viaggiava la protagonista insieme a Mun Seo-ha – è, guarda caso, il padre della sua successiva reincarnazione, ma il mandante dell’omicidio sarebbe lo zio del ragazzo, geloso del fratello… e una volta scoperta la verità, il padre di Mun Seo-ha avrebbe continuato a interagire normalmente con il fratello affinché il figlio non sospettasse mai la verità. Oltre a non spiegare il motivo per cui il padre avrebbe dovuto fare questa scelta scellerata, resta comunque immotivato l’atteggiamento che ha avuto nei confronti del figlio per anni – nel corso della serie, infatti, le interazioni tra i due sono sempre ostili e il padre sconfina spesso nella crudeltà. Sembra quasi che gli sceneggiatori abbiano cambiato idea in corso d’opera e che abbiano affibbiato la responsabilità dell’incidente allo zio soltanto in un secondo momento.
Ma il problema di See you in my 19th life non è soltanto questo: quando Ban Ji-eum, infatti, riesce finalmente a dimenticare le sue vite passate, perde anche tutti i ricordi legati alle persone che aveva incontrato in quelle precedenti esistenze: non solo, quindi, non sa più chi sia Mun Seo-ha, ma nemmeno sa chi sia la sorella e la signora Kim, nipote della sua diciassettesima vita che, nella diciannovesima, l’aveva ospitata nella sua casa per più di vent’anni.
Quando Ban Ji-eum perde i suoi ricordi, queste persone, tuttavia, non si scordano di lei – e, alla luce di questo, il finale, per lo spettatore, risulta senza senso. Ban Ji-eum non riconosce la signora Kim – di cui, fino a poco prima, era addirittura la tutrice legale – né la casa dove, teoricamente, avrebbe vissuto fino a quel momento – una volta persi i ricordi, dov’è andata a vivere? Come può non sapere di essere la tutrice legale della signora Kim? Se tutti gli altri personaggi non si sono dimenticati di lei, se quindi non c’è stato un cambiamento sul piano temporale in cui Ban Ji-eum si trova e lei ha semplicemente perso i suoi ricordi, non c’è spiegazione a queste risposte: sui documenti della ragazza, infatti, dovrebbero trovarsi ancora il suo vecchio indirizzo e tutte le informazioni relative alla signora Kim.
Quindi, alla luce di queste voragini, See you in my 19th life è una serie da evitare? No: al netto dei gravi difetti, resta comunque una serie piacevole, una commedia romantica spensierata che comunque può regalare qualche momento piacevole allo spettatore.
Rimane, almeno in parte, il dispiacere di un’occasione sprecata: la storia di Ban Ji-eum sarebbe potuta essere raccontata molto meglio. Peccato… sarà, forse, per la prossima vita.
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