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Cronaca

Il suicidio del matematico ucraino Konstantin Olmezov

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matematico ucraino

Il matematico ucraino Konstantin Olmezov ha visto la sua ultima alba il 20 marzo, il giorno in cui ha deciso di togliersi la vita. “Se leggete queste parole, significa che quasi di sicuro non scriverò mai più niente” ha annunciato sul suo canale Telegram, lasciando ai posteri una lettera di commiato digitale. La terra natale di Olmezov è sotto l’attacco russo da settimane, e il quasi ventisettenne non è riuscito più a reggere la vista dei missili lanciati su persone innocenti. “Il mondo deve cercare di correggere gli errori. E non lo fa. Il mondo deve essere fatto di persone che pensano, che provano empatia verso il prossimo, che se ne sentono responsabili. E invece non è così. Il mondo dovrebbe ammettere la libertà di pensiero e di scelta. E invece la toglie in continuazione”.

Chi era Konstantin Olmezov?

Olmezov è stato un matematico ucraino, nato a Donetsk nel 1995. Si è laureato all’università statale della sua città, capitale del Donbass, per poi proseguire gli studi specialistici in Russia. Infatti, nel 2018 è stato ammesso al Mipt (Moscow Institute of Physics and Technology), l’istituto scientifico più prestigioso di Mosca. Nonostante il forte legame con la sua terra, ha dovuto trasferirsi per poter inseguire la sua passione. Konstantin Olmezov raccontava: “Mi ero innamorato di una scienza che in Ucraina non era rappresentata, la combinatoria additiva, e ne ero innamorato veramente, ne ero pazzo come si può esserlo con una persona”.

I cari e i colleghi lo ricordano sui social media come una mente brillante e dall’animo sensibile. Nel tempo libero amava scrivere poesie, condivise su Telegram, pervase da una forte retorica di speranza, di luce. Ma la fiamma ha presto iniziato ad affievolirsi, smorzata dall’incombere degli attacchi che non accennavano a smettere. Konstantin Olmezov aveva anche provato a tornare in patria per difenderla dai nemici del Cremlino, ma il tentativo non è andato in porto. “Il 26 febbraio ho provato a lasciare il territorio della Russia, un gesto in parte stupido, nella misura in cui non era pensato bene. Ero intenzionato a difendere il mio Paese da chi vuole togliergli il semplice diritto ad esistere. Mentre stavo salendo su un bus, sono stato arrestato, per colpa di una persona alla quale avevo raccontato dei miei piani”.

Il matematico ucraino arrestato dai russi

Per due settimane Olmezov è stato detenuto dalla controparte russa, schiacciato dai turbamenti e dalle preoccupazioni. Un’università austriaca, in quei 15 giorni, gli aveva anche offerto di proseguire i suoi studi lontano dalle bombe, ma la luce dentro di lui si era già esaurita del tutto. “Quando mi hanno arrestato, credevo di aver perso la mia libertà per sempre. Così ho detto chiaramente a quelli dell’Fsb che mi stavano interrogando cosa penso di quel che sta succedendo. In cella ho cominciato a cercare una sola cosa, la morte. Non meno di dieci tentativi. L’unica cosa che mi era rimasta da sognare era di tornare in libertà per avere la possibilità per provarci ancora e riuscire a farlo. Perché mi abbiano liberato, non riesco ancora a capirlo”.

A quanto riportato dal suo avvocato, il matematico ucraino aveva comprato un biglietto per la Turchia dopo essere stato rilasciato, per poi tornare in Ucraina successivamente. Ma non ha fatto in tempo a partire, o forse non gli è stato permesso. Ciò che è certo è che il 20 marzo, nel suo appartamento a Mosca, ha scritto le sue ultime parole prima di fuggire dall’incubo della guerra: “Mi fa male ogni ordigno che cade nelle strade di Kiev , non riesco più a tollerarlo. Fin dal primo giorno ad oggi sono stato con tutta l’anima con voi, anche se è chiaro che non sono riuscito a salvare nessuno. Sono un assoluto ateo. Non credo nell’inferno, vado nel nulla. Ma questo nulla mi è più caro della realtà nella quale stiamo vivendo”.

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