Si sfiorano 12.000 i morti in Turchia e in Siria – l’OMS stima che si possa arrivare a 20.000 vittime – mentre le persone ferite sono almeno 27.000 e quelle costrette ad abbandonare le proprie abitazioni quasi 300.000. Si tratta di numeri da capogiro che danno la dimensione della tragedia che si è consumata e ancora si sta consumando nelle zone colpite. 60.000 gli uomini al lavoro, ma i soccorsi, anche a causa del gelo che ha colpito la regione risultano molto complicati.
Miracoli e amarezza
In mezzo a tutta questa morte, le storie dei salvataggi sconvolgono e commuovono: un ragazzino di 12 anni di nome Khadir è stato estratto vivo dalle macerie dopo 62 ore; una bambina di 18 mesi è stata salvata dopo 56 ore mentre una di 8 anni è stata estratta dopo 52 ore; una neonata è stata trovata viva sotto le macerie legata dal cordone ombelicale alla madre che, purtroppo, non ce l’ha fatta. Storie che parlano della vita che trionfa sulla morte ma che portano con sé un retrogusto amaro, perché raccontano anche di orfani, famiglie spezzate, comunità distrutte.
Si spera comunque in un epilogo simile anche per l’italiano ancora disperso, Angelo Zen, imprenditore 60enne del veneto che si trovava in Turchia per lavoro.
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