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Facebook, Instagram e salute mentale: “the Facebook files”

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articolo di Saveria Russo

Il down dello scorso pomeriggio dei vari social network principali (Whatsapp, Facebook e Instagram), hanno riportato alla luce una vicenda, della quale il “The Wall Street Journal” aveva parlato in un suo articolo del 14 settembre 2021: il caso di Anastasia Vlasova.

Il caso Anastasia Vlasova

Anastasia è sbarcata sui social, in particolare Instagram, alla tenera età di 13 anni: quella dei 13 è un’età difficile, è l’età in cui si ha un taglio netto con l’infanzia e si entra nel mondo dell’adolescenza. E’ risaputo che il periodo che precede l’età adulta è, probabilmente, quello più difficile: c’è cambiamento, troppo forse, e non tutti riescono add affrontarlo alla stessa maniera. C’è chi accetta tutto, cercando di “adattarsi” e chi invece non ci riesce ed è vittima di tutto quello che gli sta attorno e, soprattutto, di tutto quello che vede sui social.

I social network oramai sono diventati la nostra vetrina, il nostro “curriculum vitae”, rendiamo la nostra vita pubblica, molto spesso condividendo anche troppo.

Circa un anno fa, Anastasia ha cominciato a vedere un terapista dopo aver sviluppato un disturbo alimentare, un qualcosa che lei stessa attribuisce al tutto il suo tempo passato su Instagram. Adesso 18enne, Anastasia riesce a vedere con chiarezza come quel social l’abbia segnata per sempre:

“Quando andavo su Instagram, tutto quello che vedevo era immagini di corpi statuari, addominali perfetti e donne che riuscivano a fare esercizi difficilissimi in 10 minuti.”

I ricercatori hanno cominciato a studiare Instagram, soprattutto dall’interno, prendendo come monito le esperienze degli “users” più giovani. Un terzo delle adolescenti ha dichiarato che il social procurava loro brutti pensieri sui loro corpi, le comparazioni che vengono fatte su Instagram possono cambiare il modo in cui una giovanne donna vede e descrive se stessa

⁠⁠Instagram è pericoloso per la salute mentale (e fisica) delle ragazze e non solo. E Facebook non lo sa.

Il 14 settembre il Wall Street Journal è entrato in possesso di documenti interni di Facebook grazie ad una talpa anonima. L’inchiesta è stata chiamata “The Facebook Files” e in questi documenti ci sono informazioni davvero scottanti.

Una di queste è che FB sarebbe stato a conoscenza degli effetti sulla salute mentale degli adolescenti provocati da Instagram. In una slide del 2019 si leggerebbe, infatti, che

“sappiamo di peggiorare la percezione del corpo per una ragazza su tre”

o ancora

“I ragazzi incolpano Instagram per ansia e depressione.”

Per questo Facebook non avrebbe fatto assolutamente NIENTE: tutti questi documenti nel 2020 sono stati visionati dall’esecutivo e da Zuckerberg, ma anche lì non è successo nulla.

Quando ad agosto di quest’anno, parecchi senatori hanno richiesto a Facebook dati sulla salute mentale dei ragazzi e degli effetti di Instagram su questi Facebook ha inviato una lettera di sei pagine senza includere questa ricerca.

Si è però scoperto, grazie alla CBS, che dietro tutto questo c’è Frances Haugen, un ex dipendente di FB e ingegnera di 37 anni che ha sbottato e ha mandato questi documenti al WSJ. Non si è fermata però, perché ha anche dichiarato che Facebook ha sempre messo al primo posto il guadagno. Secondo molte ricerche, i contenuti che funzionano di più sulla piattaforma sono i contenuti che scatenano la rabbia.

Durante le presidenziali, infatti, Facebook avrebbe modificato l’algoritmo per evitare la diffusione di fake news e argomenti polarizzanti, ma subito dopo avrebbe ripristinato il tutto e  avrebbe quindi aiutato anche la tragica rivolta del 6 gennaio con l’assalto al Campidoglio. Facebook ha risposto negando ovviamente tutto ma poi blackout: secondo molti Facebook avrebbe sfruttato questo down per mettere in atto uno dei più grandi stermini di informazioni sensibili di sempre.

Oggi, più del 40% degli utenti di Instagram ha meno di 22 anni e circa 22 milioni di adolescenti accedono a Instagram ogni giorno negli USA, rispetto a cinque milioni di adolescenti che accedono a Facebook, dove i giovani utenti sono in diminuzione da ormai dieci anni. In media, gli adolescenti negli USA trascorrono il 50% in più di tempo su Instagram rispetto a Facebook ed è un fenomeno globale, non solo americano.

Fra fake news che spopolano, estremismi mal contrastati e influenza negativa sugli adolescenti, il mondo dei social si trova davanti ad incognite da affrontare urgentemente non solo dal punto di vista tecnologia, ma anche legislativo.

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