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La legge Scelba punisce ancora nel 2021?

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articolo di Saveria Russo

Il PD e Italia Viva si spingono pubblicamente contro Forza Nuova, dopo che il partito sabato 9 ottobre si è reso protagonista degli scontri durante la manifestazione a Roma “No-Green pass” e della devastazione della sede Nazionale della Cgil.

“E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”

così si trova scritto nelle disposizioni transitorie e finali della Costituzione Italiana. Il reato di apologia di fascismo è stato introdotto dalla legge 20 giugno 1952, n. 645, detta “legge Scelba”, voluta dal governo De Gasperi e modificato poi nel 1975.

Cosa dice precisamente la legge Scelba?

La legge Scelba punisce: chiunque faccia propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista e chi, pubblicamente, esalti esponentim fatti, metodi o princìpi del fascismo o le sue finalità antidemocratiche.

Queste disposizione è stata più volte tacciata di incostituzionalità, dato l’asserito contrasto della legge stessa con la libertà di espressione tutelata nel nostro ordinamente dall’articolo 21 della carta costituzionale. Per togliere ogni dubbio di incostituzionalità, la Corte Costituzionale si è espressa sulla questione, precisando che “apologia non è una semplice difesa o elogio del fascismo o dei suoi ideali, bensì è l’esaltazione convinta e capace di condurre una riorganizzazione effettiva del partito fascista o sufficiente a indurre a commettere un fatto finalizzato alla riorganizzazione dello stesso.”

Non solo Scelba: la legge Mancino e l’idea di Zan

Successivamente, la legge Mancino del 1993, ha introdotto nuove forme di tutela dalla discriminazione e dall’odio, reprimendo la propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale ed etnico e sanzionando chi istiga a commettere o commette in prima persona atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazione (stessi precetti che lo stesso Alessandro Zan, vorrebbe “espandere” la tutela della legge Mancuno anche per atti causati da omobitransfobia, misoginia ed abilismo).

La questione Forza Nuova

Non soprende quindi che il tema all’ordine del giorno, dopo la devastazione della sede della Cgil a Roma e gli scontri con le forze di polizia avenuti in varie piazze di Roma stessa, sia sostanzialmente uno: sciogliere o meno il partito di Forza Nuova.

Sono state due le mozioni presentate finora in Parlamento per dirigere il governo a procedere verso questa direzione: la prima è di Italia Viva e Psi presentata al Senato e la seconda è a firma PD, presentata sia al Senato che alla Camera.

La mozione presentata al Senato dal Pd, a prima firma Malpezzi-Parrini, impegna il Governo “a dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e alla conseguente normativa vigente adottando i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza Nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana.” Il tutto invitando tutte le altre forze politiche a sottoscriverlo.

Tra le varie forze politiche e volti nuovi, anche la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocauso, ha sottoscritto la mozioe di LeU per lo scioglimento di Forza Nuova.

Dopo gli assalti squadristi di sabato e la delirante rivendicazione di Forza nuova che promette di proseguire su quella strada non si può più essere tolleranti. Bisogna agire, far rispettare la Costituzione e le leggi, sciogliere i gruppi fascisti”, ha dichiarato la capogruppo di LeU al Senato, Loredana De Petris, firmataria della mozione.

In entrambe le mozioni, Forza nuova è definita come «un’organizzazione politica che si ispira al fascismo», che come tale viola i principi della «Costituzione antifascista nata nel 1948».

Le forze contrarie

Non tutti però sono a favore di queste due mozioni: Forza Italia dice no alla mozione del Pd e rilancia con la proposta di una mozione unitaria di tutte le forze politiche in Parlamento “contro tutti i totalitarismi”; anche la Lega non sottoscriverà la mozione del Pd con cui si chiede al governo di procedere allo scioglimento di Forza Nuova e, a farlo intendere, è lo stesso leader Matteo Salvini che ha spiegato “Non può essere il Parlamento a decidere che partito sciogliere o meno. C’è una legge e se qualcuno ha ricostituito nel 2021 il partito fascista questo va sciolto.”

Al di là delle valutazioni politiche sulla vicenda, quali sono le regole che possono giustificare lo scioglimento di un partito in Italia? Ci sono stati dei casi del genere in passato? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza sul tema.

Ma come si può sciogliere Forza Nuova?

Come accennato in precedenza, la mozione di scioglimento avanzata dal Pd fa riferimento prima di tutto alla Costituzione, nello specifico al titolo XII delle “disposizioni transitorie e finali” che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.

Tale disposizione è stata attuata nel 1952 con la cosiddetta “legge Scelba”, dal nome del ministro dell’Interno autore del testo, Mario Scelba. In base a questa legge, la “riorganizzazione del partito fascista, si ha ogni volta che un’associazione persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”.

A questo proposito, la legge Scelba ha introdotto il reato di apologia del fascismo, che punisce con la reclusione fino a due anni chiunque “pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del partito fascista.”

L’articolo 3 della suddetta legge stabilisce inoltre che “qualora con sentenza risulti accertata la riorganizzazione del partito fascista, il ministro dell’Interno ordina lo scioglimento e la confisca dei beni e del movimento.” Nei casi straordinari però, che sono definiti di necessità e urgenza, il governo “adotta il provvedimento di scioglimento mediante decreto-legge.”

Quindi ci si chiede: la manifestazione violenta del 9 ottobre, potrebbe quindi rientrare in quelle circostanze straordinarie in base alle quali il governo potrebbe direttamente sciogliere Forza nuova, con un decreto, senza attendere la sentenza di un giudice, ma ci sono le basi per una decisione di questo tipo?

Nel caso di Forza Nuova, è spesso presente il rimando al ventennio fascista, esibito nei cortei con diversi cori e saluti romani: questo movimento non è comunque l’unico in Italia che presenta chiari riferimenti neofascisti e neonazisti (nel caso in cui la mozione venisse accolta, provvedimenti simili potrebbero essere estesi anche nei confronti di altri movimenti e partiti).

Il motivo per cui tali gruppi politici non sono stati, almeno fino ad ora, oggetto dell’azione legislativa è perché i continui rimandi e rievocazioni al ventennio da parte dei partiti neofascisti non rappresentano una esaltazione tale da potere condurre alla riorganizzazione del partito fascista: quindi, in parole povere, fare il saluto romano non è un reato se non si inserisce nel contesto di un effettivo tentativo di ricostruire un partito fascista.

Anche l’articolo 49 della nostra Carta costituzionale, che sancisce il diritto dei cittadini di associarsi liberamente in partiti, impone la tutela di questi movimenti, che infatti possono regolarmente presentarsi alle elezioni.

In passato il deputato Pd Emanuele Fiano aveva già tentato di introdurre provvedimenti che limitassero l’azione di questi gruppi politici: nel 2017 un suo progetto di legge proponeva di punire “chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti” (vietava quindi il saluto romano e la vendita di oggetti raffiguranti Mussolini o Hitler); la legge, venne giudicata “liberticida” dal Movimento 5 stelle, passò alla Camera ma rimase bloccata in Senato.

L’eventuale scioglimento di Forza nuova non è il primo caso in cui lo Stato decreta la fine di un movimento politico per chiara ispirazione fascista, è successo già tre volte: nel 1973 con lo scioglimento di Ordine nuovo; nel 1976, tre anni dopo, con lo scioglimento di Avanguardia nazionale; infine, più recente, nel 2000 con lo scioglimento di Fronte nazionale.

In conclusione?

Lo scioglimento di un movimento politico, può avvenire su iniziativa del ministro dell’Interno in seguito a una sentenza della magistratura penale oppure per azione diretta del governo attraverso un decreto, in caso di urgenza: secondo diversi costituzionalisti, in seguito ai fatti avvenuti a Roma, il governo avrebbe tutti gli elementi necessari per avviare l’iter di scioglimento del partito.

Non sappiamo come finirà questa vicenda, ma intanto la Polizia Postale, ha sequestrato ed oscurato, con un provvedimento della Procura della Repubblica di Roma, il sito web di Forza Nuova.

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