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Liberi di giocare: la Lego dice addio agli stereotipi di genere e divide i giochi solo “per passione”

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articolo di Saveria Russo

La Lego dice addio alle etichette “da femmina” e “da maschio”, d’ora in avanti i giochi saranno generderless: i giochi saranno divisi “per passione”.

La Lego, la multinazionale danese dei celebri mattoncini, a pochi mesi dal primo set Pride interamente dedicato alla comunità LGBTQ+, ha annunciato l’intenzione di rimuovere dai suoi giocattoli e dalle proprie campagne pubblicitarie le etichette di genere e ogni “pregiudizio di genere e stereotipo dannoso”: la decisione è stata comunicata lunedì 11 ottobre, dai vertici della società danese, ossia in occasione della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, istituita nel 2011 dalle Nazioni Unite, ed è stata dettata dai dati raccolti da una ricerca commissionata dallo stesso colosso dei giochi.

I risultati della ricerca Lego

La ricerca condotta dal Geena Davis Institute on Gender in Media, riportata dal quotidiano inglese Guardian, ha scoperto, infatti, che gli stereotipi di genere radicati nella società e pubblicizzati fin dall’infanzia influenzano sia le bambine che i bambini: la ricerca è stata condotta su circa 7 mila genitori ed i loro figli, di età compresa tra i 6 e i 14 anni e le nazioni coinvolte sono state Repubblica Ceca, Cina, Giappone, Russia, Polonia, Stati Uniti e Regno Unito.

Il problema è stato rilevato soprattutto nei maschi: infatti, mentre le bambine sono più sicure di sé e pronte a a giocare anche con le confezioni di mattoncini pensate per i maschi, il 71% dei bambini intervistati ha confessato di temere di essere presi in giro qualora avessero utilizzato scatole descritte come “giocattoli per ragazze“. Una paura, sottolinea lo studio riportato dal giornale Guardian, condivisa ed anche accentuata dai genitori.

La ricerca ha anche scoperto che i Lego, sono considerati convenzionalmente un giocattolo “per ragazzi”, con il 59% dei genitori che afferma di incoraggiare i propri figli a costruire con i mattoncini prodotti dall’azienda danese, rispetto al 48% che incoraggia le figlie a divertisi con gli stessi giocattolini. Di conseguenza, il colosso del mercato dei giochi ha deciso di rimuovere ogni traccia di stereotipo dai propri articoli e dalle sue campagne di comunicazione, allo scopo di rendere il marchio Lego “il più inclusivo possibile”.

Per raggiungere questo obiettivo, l’azienda ha annunciato che lavorerà in collaborazione con il Geena Davis Institute on Gender in Media e l’Unicef, così da “garantire che i prodotti e il marketing Lego siano accessibili a tutti e privi di pregiudizi di genere e stereotipi dannosi”.

Let toys be toys: l’impegno della Lego

Sulla base dei risultati dell’inchiesta, Lego si è posta quindi come obiettivo quello di promuovere in egual misura l’educazione e la cura del prossimo, il ragionamento creativo e il problem solving affrontando così “i pregiudizi di genere e gli stereotipi dannosi”.

Il loro impegno si inserisce all’interno di campagne come “Let toys be toys” (“lasciamo che i giocattoli siano giocattoli”), lanciata nel 2012 nel Regno Unito per convincere i rivenditori a smettere di classificare i giocattoli per sesso, in modo che nessun bimbo pensi di giocare con “il giocattolo sbagliato“. Julia Goldin, la responsabile del marketing del gruppo Lego, ha detto che l’azienda sta “lavorando duramente per rendere l’azienda più inclusiva“.

Da qui la decisione della Lego di togliere le etichette di genere da scatole e sul sito e dividere i giochi per “passione“.

E’ il primo passo di un lungo percorso: le difficoltà non spariranno subito, ci vorrà del tempo, ma l’importante è piantare bene le radici del cambiamento.

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