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10 mesi agoon
“Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi”, scriveva Milan Kundera nel suo romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”: eppure l’autore, celebre in tutto il mondo, rifuggiva la notorietà conquistata – rarissime sono state infatti, nonostante la fama, le sue apparizioni pubbliche. Oggi, dopo una lunga malattia si è spento all’età di 94 anni.
Nato in quella che all’epoca era la Cecoslovacchia – oggi Repubblica Ceca – Kundera viveva dal 1975 in Francia, di cui ottenne la cittadinanza nel 1981, con la moglie Vera Hrabanková.
Sebbene in patria fosse stato iscritto al Partito Comunista sin dai tempi in cui frequentava l’università, venne da questo espulso due volte per via delle sue idee, che si discostavano in parte da quelle imposte dal regime del socialismo reale. Dopo l’intervento sovietico in Cecoslovacchia l’autore, che lavorava come docente all’Università Carlo di Praga, venne licenziato e gli fu impedito di pubblicare; nel 1979 dopo la pubblicazione de “Il libro del riso e dell’oblio” gli fu tolta la cittadinanza cecoslovacca, cittadinanza che gli fu restituita soltanto dopo i 90 anni d’età. Nel suo Paese natale suoi romanzi vennero addirittura proibiti e per questo, fino al 2006, Kundera non concesse a nessuno i diritti di traduzione in lingua ceca dei suoi romanzi, che aveva iniziato a scrivere in francese.
Il romanzo che lo consacrò all’olimpo dei grandi della letteratura è certamente “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, ma Kundera è autore di molte altre storie: “Lo scherzo”, “Il valzer degli addii”, “La vita è altrove”, il già citato “Libro del riso e dell’oblio”, e ancora “L’immortalità”, “La lentezza”, “L’identità”, “L’ignoranza”, “La festa dell’insignificanza” e “Amori ridicoli”. Kundera ha scritto anche alcuni saggi – di cui molti ancora non sono stati tradotti in italiano – nonché raccolte di poesie e drammaturgie.
Con la sua voce se ne va un frammento della vita di molti lettori; la fortuna è che, sfogliando le pagine dei suoi libri, potremo sempre rievocarla.
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