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Askeraz – livello centrale // RECENSIONE

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“Siamo fatti di sangue, pelle e ossa. Abbiamo gli occhi per vedere e le orecchie per sentire. E anche se i nostri cuori battono con ritmi diversi, questo basta a farci uguali. Indipendentemente dal vestito di carne che indossiamo.”

Un dedalo di palazzi senza cielo; alcolici annacquati di rimorsi e rimpianti, occasioni perdute, tradimenti e ferite che sanguinano dopo anni; sguardi crudeli che si nascondono dietro il vetro delle telecamere e dei paraventi; prigionieri e carcerieri che affollano stanze ed esistenze senza finestre.

Questi sono solo alcuni tra gli elementi che costruiscono “Askeraz – Livello Centrale”, primo romanzo della saga cyberpunk firmata da Leon Ferone, una storia introduttiva che dispiega le trame di un mondo asfittico, opprimente e così carico di dettagli da sembrare vero.

Di cosa parla “Askeraz – livello centrale”?

Arrendersi sembra essere ormai l’unica opzione per Haidar – la speranza di una rivoluzione, da quando i Cappucci Neri sono spariti dalla circolazione, è solo un lontano ricordo. Afflitto dal rimorso, passa le sue giornate a un bar del distretto 51, tentando di annegare i ricordi più dolorosi nell’alcol. Ma il destino, nelle vesti di una vecchia conoscenza, spariglierà le carte della sua vita e lo costringerà a tornare in azione – grazie a Reri, una giornalista cinica e disillusa, e a suo fratello acquisito Kazem, felino di razza Pheket, Haidar scoprirà che le cose sono in verità molto diverse da quel che crede…

Spostandosi tra gli sguardi di Haidar, Kazem, Reri e Zefhram, ambiguo Capitano delle Guardie Imperiali che ha coperto di vergogna il nome della sua famiglia, Leon Ferone mostra al lettore un mondo decadente e inquietante, costantemente oppresso dall’inspiegabile anomalia che minaccia di distruggerlo e piegato da crudeli logiche di prevaricazione e violenza.

A cosa serve resistere, quando si è schiacciati contro la fine mondo? Perché lottare per un filo di luce, quando non c’è la speranza di rivedere il sole? La risposta, sussurrata tra le righe e mai esplicitata, è tanto semplice quanto disarmante: per non perdere anche se stessi.

“Non faceva più male come una volta. O meglio, gli faceva male troppo tutto, e quel dolore aveva finito col confondersi in mezzo agli altri, diventando solo uno tra i tanti. Gli conveniva pensare di non aver avuto scelta che riaprire quella vecchia ferita.”

Un volume introduttivo che alza le aspettative

L’autore, in questo primo volume, si prende tutto il tempo necessario a introdurre personaggi e ambientazione, preparando il terreno a ciò che accadrà nei prossimi capitoli della saga. Si tratta senza dubbio di un volume introduttivo e dal ritmo abbastanza lento, ma, per una storia come questa, si tratta di una scelta indovinata – è infatti palese l’attenzione che Leon Ferone ha riservato alla costruzione del mondo in cui è ambientata la storia e alla cura dei dettagli; procedendo a un ritmo più rapido, non sarebbe stato possibile immergersi pienamente nell’atmosfera del romanzo.

Questa lunga discesa nell’opprimente e rigida società Nippuriana semina infatti curiosità, offre qualche risposta e non fa altro che alzare le aspettative, anche per il modo in cui sono stati costruiti e mostrati i personaggi di questa storia – Ferone, disegnando senza remore cicatrici, dipendenze, parafilie e difetti mortali sulla pelle dei suoi protagonisti, conferisce loro una tridimensionalità che li fa uscire dalla pagina.

Perché leggere “Askeraz – livello centrale”?

1. L’autore, dietro il velo dell’ambientazione originale, racconta con efficacia tematiche sociali anche attuali rileggendole in una chiave nuova e interessante;

2. il worldbuilding è immenso ed è evidente la cura dei dettagli;

3. i protagonisti sono ben lontani dall’essere perfetti e, proprio per questo, nonostante alcuni abbiano un aspetto letteralmente felino sembrano reali.

Qui il trailer del romanzo

“Non puoi continuare a evitare di agire sperando che i problemi si risolvano da soli. Pensi che così le soluzioni ti si paleseranno davanti agli occhi aspettando che tu le colga? Non funziona così, Haid, quello che vuoi devi andare a prendertelo.”

 

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