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Pillola anticoncezionale gratuita: il governo vorrebbe boicottarla

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Il Governo prova a bloccare la manovra approvata dalle commissioni di Aifa: sorgono problemi per il rimborso della pillola anticoncezionale.

L’opinione di Destra

Il 21 aprile è stata approvata da entrambe le commissioni di Aifa –  quella tecnico scientifica (Cts) e quella che si occupa dei prezzi e dei rimborsi (Cpr) – la manovra economica che prevede un rimborso per l’acquisto della pillola anticoncezionale. Una decisione che ha fatto storcere il naso ad alcuni componenti dell’attuale governo di Destra poiché questa andrebbe a contrapporsi ad alcune ideologie tipiche cristiane.

Pillola anticoncezionale: di cosa si tratta?

La pillola contraccettiva è un farmaco somministrato per vie orali e utilizzato da moltissime donne sia per prevenire gravidanze che per fini curativi. Quest’ultimo concetto, tuttavia, pare essere sottovalutato da tanti, soprattutto da coloro che si contrappongono a tale iniziativa.

Ogni anno, in Italia, le donne in età fertile spendono circa 220 milioni per l’acquisto di tale pillola, un dato che secondo le statistiche è aumentato di circa il 6% dal 2015 ad oggi. L’idea dell’Aifa è quella di mettere a disposizione delle donne farmaci di seconda, terza e quarta generazione in modo tale da poter ammortizzare i costi d’acquisto e rimborsare parte della spesa.

I motivi dell’opposizione

Natalità e problemi economici sono le due questioni su cui alcuni membri del governo stanno facendo leva per opporsi a quanto proposto. Entrambe le tesi tuttavia non hanno un riscontro nella realtà in quanto, se è vero che la pillola anticoncezionale evita il concepimento, è da dire anche che questa può essere sospesa qualora si decidesse successivamente di avere un figlio. Tra l’altro, come affermato in precedenza, alcune donne utilizzano questo farmaco per fini curativi, in alcuni casi anche per placare e tenere a bada patologie che fungono da ostacolo ad un eventuale gravidanza. È chiaro, dunque, che tra pillola e natalità non vi è alcun nesso.

Per ciò che concerne invece la spesa economica da affrontare per coprire i costi del rimborso, vi è da dire che ogni anno la finanziaria del Governo decide quante delle risorse stanziate per il Fondo Sanitario Nazionale sono da destinare alle case farmaceutiche. Solitamente queste si aggirano intorno a 8,7 miliardi di euro, ma non vengono spesi tutti: basti pensare che l’anno scorso sono avanzati circa 700 milioni. Appare dunque evidente che vi siano abbastanza risorse per coprire anche i costi della suddetta pillola.

La decisione del Cda

Di recente si sta diffondendo l’ipotesi che il Consiglio di Amministrazione voglia approvare il rimborso solo di quelle pillole distribuite attraverso i consultori, acquistate direttamente dalle Asl ad un prezzo molto più economico. In più, si sta pensando di ricorrere a delle limitazioni che possono riguardare, ad esempio, l’età anagrafica, problematiche legate alla gravidanza, la condizione economica di chi ne usufruisce. Non si esclude, tuttavia, la possibilità di optare ancora una volta per un rinvio e richiedere ulteriori approfondimenti, come se quelli fatti da gennaio 2022 ad oggi non fossero abbastanza.

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