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2 anni agoon
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Rosa Serra“Sono una donna a cui è stata data una seconda possibilità, non succede a tutte: e io, che posso, voglio raccontarlo. La mia seconda vita inizia oggi e sono una super Wonder Woman”. Queste le parole con cui Valentina Pitzalis, 38 anni, commenta l’istallazione della sua nuovissima protesi. Grazie all’Officina ortopedica Maria Adelaide di Torino, è la prima donna in Italia a poter usufruire di una mano bionica in titanio e carbonio, studiata e personalizzata per lei in Inghilterra.
Valentina Pitzalis perse la mano sinistra quando, il 17 aprile 2011, fu vittima di un tentato femminicidio. Il marito Manuel Piredda le diede fuoco nel tentativo di ucciderla, per poi perdere egli stesso la vita nel rogo. Valentina è riuscita a sopravvivere per miracolo; la violenza l’ha sfigurata a tal punto da doversi sottoporre a 32 interventi chirurgici. Il caso è stato archiviato lo scorso ottobre, quando i giudici hanno stabilito che fu effettivamente l’ex-consorte ad appiccare il fuoco, ma l’iter giudiziario ha complicato il percorso di riabilitazione della Pitzalis. “Abbiamo dovuto dirottare sulle spese legali parte della raccolta fondi che serviva per acquistare la protesi che ora Valentina indossa. Questo è l’anno della rinascita”, spiega Riccardo Perdomi, presidente dell’associazione Fare X Bene, al fianco della donna negli anni seguenti all’aggressione.
Nonostante la novità sia un traguardo tanto agognato ed emozionante, non sono mancate le difficoltà dopo il suo raggiungimento. Infatti, l’Asl sardo a cui Valentina si è rivolta per il rimborso delle spese per la protesi (che ammontano a circa 40mila euro), non ne ha restituito neanche il 50%. Questo perché le tabelle nazionali a disposizione delle Asl sono ferme alle tecnologie e ai costi del 1999. “E’ scandaloso che cose simili accadano – dichiara Valentina – Se avessi avuto un infortunio sul lavoro l’Inail mi avrebbe rimborsato completamente la spesa, ma sono stata vittima di violenza. Così si creano disabili di serie A e di serie B”.
“Valentina comanda la sua mano attraverso gli elettrodi a contatto con i muscoli dell’avambraccio – spiega Roberto Ariagno, direttore di Officina Ortopedica Maria Adelaide – Contraendo i muscoli dell’avambraccio comanda un software che le permette di riprodurre una serie di movimenti”. Valentina Pitzalis ha provato la sua mano bionica soli due giorni fa, e ha già imparato a sfruttarne il 60% delle potenzialità. “Visto come sono rock?”, dice ai giornalisti, mostrando in camera una delle 14 prese che la sua nuova mano le consente di provare. “Da anni dico che la mano sinistra è importante, ora ne ho una bellissima, sono felice”.
“Il pollice si muove sia in modo oppositivo sia per il movimento laterale. Il polso può essere atteggiato in modo abbastanza fedele”, aggiunge l’ingegnere biomedico Elisa Michetti, che si è occupata di personalizzare la protesi della donna. L’interno della protesi, in cui Valentina inserisce il moncone del braccio, è morbido e più confortevole della maggior parte delle protesi in circolazione. “Questa – conclude Valentina – è una giornata storica per me”.
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