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Economia

Accise: perché le paghiamo?

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Il prezzo dei carburanti è salito in tutta Europa, ma in Italia si è registrato il rialzo più alto. È quanto dal rapporto messo a punto da cargopedia.it ed elaborato da LaPresse. Al 17 agosto nel nostro Paese la benzina in modalità self service sulla rete autostradale supera la media di 2 euro al litro (2,019) con il diesel che la segue a breve distanza (1,928).

A pesare sul prezzo della benzina sono le accise, sempre al centro del dibattito politico soprattutto in campagna elettorale. Cosa sono? Nel Decreto Legislativo n. 504 del 26 ottobre 1995, si dà questa definizione di accisa: “L’imposizione indiretta sulla produzione o sul consumo dei prodotti energetici, dell’alcol etilico e delle bevande alcoliche, dell’energia elettrica e dei tabacchi lavorati, diversa dalle altre imposizioni indirette”.

In pratica le accise sui carburanti sono una tassa fissa applicata su ogni unità venduta, introdotte per far fronte a emergenze come terremoti, guerre, crisi migratorie o a finanziare missioni di pace internazionali. L’IVA e le accise rappresentano poco più della metà del prezzo finale della benzina (58,2%) e del diesel (51,1%).

Accise: perché le paghiamo?

La prima volta che furono introdotte le accise sui carburanti fu nel 1936, per sostenere le spese belliche e più in particolare per la guerra d’Etiopia. Ad oggi, infatti, i contribuenti continuano a pagare accise per scopi oramai inesistenti come:

– Il finanziamento della guerra d’Etiopia (1935-1936) con un’accisa di 1,90 lire (0,000981 euro)
– Il finanziamento della crisi di Suez del 1956 con un’accisa di 14 lire (0,000723 euro)
– La ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963 con un aumento di 10 lire (0,00516 euro)
– La ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966 con 10 lire (0,000516 euro)
– La ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968, sempre con un’accisa di 10 lire (0,000516 euro)
– La ricostruzione in seguito al terremoto del Friuli del 1976 con 99 lire (0,0511 euro)
– La ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 con un’imposta di 75 lire (0,0387 euro)
– La missione Onu in Libano (Italcon) del 1983 per 205 lire (0,106 euro)
– La missione in Bosnia con l’Onu del 1996 per 22 lire (0,0114 euro)
– Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 con un’accisa di 0,02 euro
– L’acquisto di autobus ecologici nel 2005 con 0,005 euro
– La ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 per 0,0051 euro
– Il finanziamento alla cultura del 2001 con un’imposta che va da 0,0071 a 0,0055 euro
– Il finanziamento della crisi migratoria libica del 2011 con un aumento di 0,04 euro
– La ricostruzione in seguito all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011 con 0,0089 euro
– Il finanziamento del decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011 con un’imposta di 0,082 euro (0,113 sul diesel)
– La ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012 per 0,02 euro
– Il finanziamento del “Bonus gestori” e la riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo con 0,005 euro
– Il finanziamento di alcune spese del decreto Fare “Nuova Sabatini” (dal 1 marzo al 31 dicembre 2014) con 0,0024 euro.

Il governo presieduto da Mario Draghi aveva stabilito l’applicazione di uno sconto sulle accise sui carburanti, in concomitanza con lo scoppio della guerra in Ucraina, a causa del caro carburanti. Uno sconto non rifinanziato dal governo Meloni.

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