“Il boom economico cinese è finito e Pechino sta annegando nel debito”. Con queste dichiarazioni il quotidiano economico statunitense Wall Street Journal da una parte descrive il periodo di crisi che sta colpendo la Cina, dall’altra scatena timori per eventuali ripercussioni sull’economia mondiale.
Crolla il mito cinese
A far crollare il mito di una Cina economicamente inarrestabile dapprima è stato il colosso Evergrande, un tempo la seconda società del settore immobiliare per fatturato in Cina, che ha dichiarato bancarotta non riuscendo più a far fronte ai centinaia di miliardi di debiti accumulati negli anni. Oggi si teme un effetto a catena su altri gruppi del settore immobiliare e non solo che potrebbero innescare una crisi globale. Sul Paese pesano, infatti, anche altri fattori come il calo della popolazione, scesa per la prima volta in 60 anni; la disoccupazione giovanile a livelli record; il calo delle esportazioni a causa delle tensioni con Usa ed Europa.
Fattori che hanno portato cinque grandi banche internazionali a tagliare le previsioni di aumento del Pil cinese nel 2023 al di sotto dell’obiettivo del 5% fissato dal presidente Xi Jinping.
Per scongiurare una nuova crisi Lehman, ovvero la crisi economica scoppiata nel 2008 negli Stati Uniti, come scrivono gli esperti, il governo cinese sta cercando di incentivare l’acquisto di yuan e dei titoli in Borsa, sta rimuovendo alcuni limiti agli acquisti di case e alla concessione di mutui.
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