Con il termine fast fashion intendiamo quegli abiti e accessori generalmente caratterizzati da bassi costi di produzione e vendita e velocemente immessi nel mercato.
Fast fashion per la prima volta fu associato a brand capaci di rendere disponibili sul mercato in tempi rapidissimi abiti simili a quelli proposti dalle grandi firme sulle passerelle di alta moda, ma con prezzi decisamente più bassi. Visto l’aumentare della domanda di tali prodotti, le aziende interessate hanno iniziato a produrre sempre di più. Ciò a scapito delle condizioni di lavoro dei dipendenti e soprattutto dell’ambiente.
I danni sull’ambiente
Secondo i dati raccolti nel 2017 da Sustain your style, il comparto utilizza ogni anno 215 trilioni di litri d’acqua nei suoi processi produttivi e sversa negli affluenti ben 200 mila tonnellate di coloranti. In pratica, l’industria fashion è responsabile del 20% dell’inquinamento delle risorse idriche e di un terzo delle microplastiche presenti nei corsi d’acqua.
Il problema principale di questo inquinamento è che colpisce i paesi sottosviluppati in cui vengono progettati i vestiti. L’inquinamento, in genere, è generato dai paesi più sviluppati ma sono i paesi più poveri a pagarne le conseguenze.
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