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Cultura

Il futuro era oggi: tra articoli di giornale e Marty McFly dove credevamo di essere e dove siamo ora.

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La vita nel 2021 corrisponde a quella che gli uomini hanno previsto più di un secolo fa? Le stravaganti previsioni del ‘900 stanno mano a mano diventando realtà, ma come ci immaginiamo, adesso, fra cento anni?

Il futuro è ciò che verrà.
Su di esso si fanno previsioni, ci si adopera perché sia come lo vorremmo, si accettano scommesse di vita.
Questo nella migliore delle ipotesi, perché ancora tanta gente non si adopera per costruire il futuro, ma aspetta che il futuro sopraggiunga come in una sfera di cristallo, in modo magico, senza impegno.
Eppure il futuro dipende dall’adoperarsi e dalle inadempienze di ciascuno di noi.
Nessuno di noi può dirsi estraneo al futuro; nessuno di noi potrà lamentarsi domani per quello che gli accadrà, se non sarà stato attivo prima. In particolare, come ogni altro ideale, non si farà coi “se” e coi “mai”; o meglio, non si farà solo coi “se” e coi “mai”, che vanno bene quando si riflette, mentre bisogna pur sempre passare dalla riflessione all’azione, tenendo conto dei tempi, del ritmo del decidere e dell’agire, dell’impegnarsi nel costruire.

Certo, oggi è più che mai difficile pensare e agire. Il futuro ci sfugge come un fiume che scorre sulla Terra, un pianeta fluttuante indeciso fra infinite orbite nello spazio cosmico, un messaggio di luce distante da noi tanti anni-luce nell’infinito da non poterci giungere se non quando saremo spenti noi stessi nella nostra effimera vita terrena e quella emittente luminosa ben più duratura del nostro io, seppure nemmeno essa eterna.

La parola futuro.

Futuro: che sarà, che verrà, che avverrà.
É questa la definizione presa dal dizionario della parola futuro. La parola futuro, alla maggior parte della popolazione evoca macchine super-sofisticate, o banalmente, semplici che schiacciando un solo tasto ti risolvono la vita. Macchine completamente diverse. Ma c’ è una cosa che le accomuna: l’ appartenenza a un mondo irreale, che viene immaginato come il futuro, il nostro destino.

Fino a qualche anno fa si immaginava il 2000 come un anno pieno di attrezzature e macchinari fantascientifici, distaccato dagli ’90.

Ora, in questo 2000 cosa è cambiato rispetto agli anni passati? Non molto, ma potremmo dire “il giusto”, il cambiamento è andato di pari passo con l’evolversi dell’uomo e della tecnologia stessa.
Più di cento anni fa, le persone immaginavano sognanti come sarebbe stato il mondo del futuro. Così anche un artista francese, che ha creato una collezione di cartoline dal titolo «En l’an 2000», nell’anno duemila. Ciò che ha prodotto la sua mente a volte è — ancora oggi — pura follia. Mentre altre è molto vicino alla realtà. Per esempio le auto volanti, che stiamo già sperimentando. Non hanno le ali, come queste, ma un motore elettrico.

Il XX secolo.

All’inizio del XX secolo le persone nutrivano grandi speranze nell’innovazione futura. La tecnologia che era nata dopo la prima guerra mondiale e il crescente potenziale portato dall’elettricità (la metà di tutte le case americane era dotata di energia elettrica nel 1925) faceva tendere il collo in avanti verso il secolo successivo. I futuristi dell’inizio del 1900 prevedevano un incredibile boom tecnologico che avrebbe trasformato in meglio le vite umane.

Infatti, molte di quelle previsioni per il futuro — in cui ora viviamo — non erano troppo distanti: dalla proliferazione delle automobili e degli aerei alla trasmissione capillare di informazioni. Naturalmente, le caratteristiche specifiche di come tali dispositivi avrebbero funzionato erano talvolta piuttosto abbozzate. Eppure queste previsioni ci mostrano quanto la nostra tecnologia sia progredita in un solo secolo e a quanta più innovazione potrebbe portarci.
In una fredda giornata di febbraio del 1917, l’inventore Alexander Graham Bell diede ai laureati della McKinley Manual Training School un discorso stimolante che in seguito avrebbe suonato un po’ come una profezia.

“Ora, è molto interessante e istruttivo guardare indietro sui vari cambiamenti che si sono verificati e tracciare l’evoluzione al presente dal passato.” Disse Bell, dopo aver ricordato l’incredibile trasformazione operata dalla sola elettricità e dalle automobili. “Proiettando queste linee di avanzamento verso il futuro, è possibile prevedere il futuro, in una certa misura, e riconoscere alcuni dei campi di utilità che si stanno aprendo per voi.”

Nel 1876, Bell stesso aveva brevettato il dispositivo noto come il telefono, che utilizzava fili per trasmettere il suono del parlato umano. Man mano che questo dispositivo si diffondeva, le sue capacità hanno permesso alle voci di attraversare distanze enormi. Nel 1915, uno di questi sistemi di “telefonia senza fili” aveva permesso ad un uomo della Virginia di parlare con un altro a Parigi, mentre un uomo di Honolulu ascoltava — una distanza di circa 7.886 chilometri, stabilendo il record per la comunicazione a distanza più lunga in quel momento.
Guardando avanti, Bell prevedeva un futuro in cui questa tecnologia consentiva alle persone di fare praticamente tutto a distanza. “Probabilmente saremo in grado di eseguire a distanza, via radio, quasi qualsiasi operazione meccanica che si possa fare sul posto,” disse. E non aveva torto.

Trasporto del futuro

Le persone di un secolo fa erano ossessionate dai trasporti del futuro. Nel 1914, la Ford Motor Company aveva sviluppato la prima linea di montaggio mobile, permettendo alla società di produrre 300.000 auto in un solo anno. Con il trasporto che inizia a trasformare la società, i futuristi hanno cominciato ad immaginare un mondo in cui ogni persona, da Miami a Mosca, potesse possedere la propria automobile. A questo proposito, non erano troppo distanti: il 95 per cento delle famiglie americane possiede automobili, secondo un rapporto governativo del 2016. Ma le automobili immaginate allora sembravano un po’ diverse da quelle che conosciamo oggi.

Le previsioni future dei primi anni del 1900 erano affascinate dall’idea che il nostro viaggio quotidiano non sarebbe stato confinato alla terra.

Prendiamo, ad esempio, la serie di cartoline prodotte tra il 1899 e il 1910 dall’artista francese Jean-Marc Côté e dai suoi collaboratori. I quali sembravano fiduciosi che entro il 2000 avremmo già colonizzato cielo e mare, reclutando alcuni dei loro abitanti per il nostro trasporto.
I viaggi aerei erano in primo piano nella mente delle persone: i fratelli Wright fecero il loro primo volo di successo con un aereo a motore nel 1903, spronando altri inventori e ingegneri a testare innumerevoli progetti di aerei prima della prima guerra mondiale. Come tale, non sorprende che i minuziosi lavori di Côté immaginassero che, entro il 2000, quasi ogni forma di trasporto sarebbe stata via aria. I servizi di taxi aerei, le navi da combattimento galleggianti e dirigibili, un postino volante e i mezzi di trasporto pubblico aerei sono tutti presenti nelle stravaganti rappresentazioni della nostra — prevista — giornata moderna.

Altre tecnologie predette, come i dispositivi personali di volo che permettono agli esseri umani di cacciare o giocare a tennis in aria, possono diventare caratteristiche del nostro prossimo futuro una volta che i jet pack diventeranno disponibili.
Infatti, le macchine volanti personali sono una caratteristica importante del XXI secolo, come immaginato nel XIX e XX secolo. Alcuni vittoriani lungimiranti, come l’artista Albert Robida, nel 1882, si sono immaginati cieli pieni di automobili volanti entro il 2018.

La tecnologia diventa personale

Nel 1900, il curatore dello Smithsonian e scrittore John Elfrith Watkins, Jr., scrisse un articolo intitolato “Cosa può accadere nei prossimi cento anni” per The Ladies’ Home Journal. Guardando avanti al nuovo nuovo secolo, Watkins immaginava un mondo in cui la tecnologia non era lasciata nelle mani dell’industria o dell’esercito. Ma che invece sarebbe stata reindirizzata per intrattenere e rendere più confortevole la vita quotidiana.
Anche se non aveva previsto la televisione nella sua forma attuale, Watkins ha previsto che la tecnologia avrebbe portato un giorno distanti concerti e opere liriche nelle case private, suonando “armoniosamente come se visto in un teatro in miniatura”. Che persone e cose di tutti i tipi saranno portati a fuoco delle telecamere collegate elettricamente con schermi alle estremità opposte dei circuiti, percorrendo migliaia di chilometri in un secondo.”

Prevedeva inoltre che un giorno le fotografie a colori sarebbero state rapidamente trasmesse in giro per il mondo. Che “se ci fosse stata una battaglia in Cina cento anni dopo, le istantanee dei suoi eventi più eclatanti saranno pubblicate un’ora dopo sui giornali.” Si può solo indovinare ciò che avrebbe pensato dei selfie.

Watkins ha anche pensato che avremmo eliminato le lettere C, X o Q nell’alfabeto di tutti i giorni, in quanto erano “inutili”. Che gli esseri umani si sarebbero essenzialmente trasformati in superspecie, con l’educazione fisica a partire dal asilo nido. Fino a quando “un uomo o una donna incapace di camminare per dieci miglia in una tirata sarà considerato un invalido.” Purtroppo, il nostro problema globale dell’obesità dimostra che la realtà è stata, di fatto, esattamente il contrario.

Tuttavia, dal punto di vista tematico, queste previsioni sono valide. Man mano che l’uso dell’elettricità si diffondeva, Watkins poteva immaginare un’epoca in cui la tecnologia era completamente integrata nella nostra vita. Per i futuristi dei primi anni del 1900, sembrava ovvio che i robot e l’automazione sarebbero stati essenziali per le persone del XXI secolo. Servendo come nostri autisti, pulendo la casa, programmando la lavatrice e persino trasmettendo elettricamente le strette di mano.

Un futuro di energia pulita

Forse le previsioni più sorprendenti del secolo scorso riguardano i combustibili fossili e l’ambiente. Sì, oggi alcune persone ancora resistono alla transizione dai combustibili fossili e ignorano il consenso scientifico sul cambiamento climatico. Ma le menti brillanti dei primi anni del XX secolo stavano già teorizzando che un giorno avremmo dovuto abbandonare la nostra abitudine ai combustibili fossili.
Già nel 1896, lo scienziato Svante Arrhenius calcolò che raddoppiare la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera avrebbe aumentato la temperatura della Terra tra gli 8 e i 9 gradi Celsius. Arrhenius è stato ispirato dalla sorprendente scoperta del suo amico Arvid Högbom, che si rese conto che le attività umane stavano rilasciando anidride carbonica alla stessa velocità dei processi naturali.

A causa del ritmo con cui i paesi industrializzati bruciavano il carbone nel 1896, Arrhenius riteneva che il riscaldamento causato dall’uomo non avrebbe raggiunto livelli problematici per migliaia di anni. Ma quando pubblicò il suo libro “Worlds in the Making” nel 1908, un tentativo di spiegare l’evoluzione dell’universo ad un pubblico popolare, quel tasso era aumentato così tanto che Arrhenius era convinto che la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera potesse raddoppiare in pochi secoli.
Gli scienziati nel loro insieme non si sarebbero avvicinati alle idee di Arrhenius. Né si sarebbero accorti che la combustione di combustibili a base di carbonio avrebbe avuto un effetto negativo sul nostro pianeta, per almeno un secolo.

Eppure, ancor prima che gli scienziati capissero gli effetti dei combustibili fossili sul clima, i futuristi prevedevano che avremmo dovuto abbandonare l’uso del carbone e del petrolio. “Carbone e petrolio stanno salendo [nel loro utilizzo] e sono strettamente limitati nella quantità,” disse Alexander Graham Bell nel suo discorso di febbraio 1917.
Ha poi osservato che l’energia idroelettrica era, all’epoca, limitata. Implicava che un giorno sarebbe stato possibile generare energia dalle maree o dalle onde, o “impiegare direttamente i raggi solari come fonte di energia.”

Bell e le fonti di energie.

Bell non era l’unico che era sicuro che avremmo dovuto trovare una nuova fonte di energia nel secolo successivo. Nel 1917, quando una grave penuria di carbone negli Stati Uniti stava causando il contingentamento della risorsa, uno scrittore per il Chicago News affermò che lo stoccaggio di carbone sarebbe stato in ultima analisi sciocco. Insistette sul fatto che preoccuparsi della fornitura di carbone sarebbe stato come preoccuparsi per la fornitura di candele di sego: inutile.

“Questi lunatici di talento che si preoccupano dell’ approvvigionamento di carbone sono della stessa classe,” sottolineava lo scrittore del Chicago News. “Non si capisce che tra cent’anni la gente dirà: “I nostri nonni, poveri stolti, usavano davvero il carbone per riscaldare!””

Non stiamo ancora ridendo in realtà. Secondo l’Energy Information Administration (EIA), gli Stati Uniti ricevono ancora il 17% della loro energia dal carbone. Un altro 28% proviene da prodotti petroliferi, e 33% dal gas naturale. Riceviamo solo il 12% della nostra energia elettrica da fonti rinnovabili che lo scrittore del Chicago News aveva previsto.

A livello globale, il carbone rappresenta circa il 27% della produzione mondiale di energia, e le energie rinnovabili circa il 24%.
La buona notizia è che questa distribuzione sta cambiando man mano che l’energia rinnovabile diventa più economica dei combustibili fossili. Avvicinandoci sempre di più al brillante futuro in cui le menti del XX secolo pensavano che avremmo vissuto.

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