Published
2 anni agoon
By
RedazioneQuella “d’o cippo ‘e Sant’Antuono” è una delle feste più tradizionali di Napoli, ma molto sentita anche in altre località della regione come a Macerata Campania.
Si tratta dei festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate (il santo del Fuoco e protettore degli animali) che si svolgono il 17 gennaio di ogni anno. Durante la festa di Sant’Antonio Abate, vicoli e strade della città venivano illuminati con piccoli e grandi falò, chiamati, appunto, “cippi”.
Dalle finestre, inoltre, le persone calavano piccoli panieri con dentro oggetti non più utilizzati ma che potevano servire ad alimentari i fuochi. Tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco, infatti, vengono posti sotto la protezione di sant’Antonio, in onore del racconto che vedeva il Santo addirittura recarsi all’inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori. La fiamma, secondo la credenza popolare, ha quindi il potere di purificare e scacciare via malattie e malocchi dall’anno appena iniziato.
Questa tradizione pericolosa (non solo a causa degli assembramenti che si andrebbero a creare, vietati per la pandemia, ma perché il fuoco può facilmente diventare ingestibile e creare diversi danni a cose e persone) si è consumata a Napoli l’altra notte. Centinaia di ragazzi hanno con dedizione raccolto nelle settimane precedenti tutti gli alberi di Natale destinati al macero per creare i falò, specialmente nelle zone Quartieri Spagnoli, Torretta e Sanità.
Anche ieri, le forze dell’ordine hanno recuperato e sequestrato abeti, pini, legname di vario tipo e anche materiale poco consono per i falò: in particolare, i poliziotti sono intervenuti in via Santa Maria della Neve e in via Campiglione, ovvero a ridosso della Riviera di Chiaia, per recuperare diverso materiale pronto ad essere incendiato in occasione del cippo di Sant’Antonio Abate.