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Diritto

Anche la Svizzera si allinea ai Paesi Europei e vieta la pubblicità per il tabacco

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di Martina Lanzetta 

Il 13 febbraio in Svizzera è stato indetto un Referendum. Oggetto del voto erano quattro quesiti, trai quali: “Vietare completamente la pubblicità per il tabacco dove fanciulli e adolescenti potrebbero vederla”.

Il suddetto testo ha ricevuto un sì su tutti i fronti: sia dal voto popolare (con il 57%) sia dalla maggioranza dei Cantoni (15 dei 26 Stati federati che compongono la Confederazione svizzera) e prevede che la promozione dei prodotti del tabacco, ma anche delle sigarette elettroniche, sia riservata ai soli adulti e non sia più accessibile ai minorenni. 

Quali saranno gli effetti del referendum in Svizzera?

Questo si tradurrà nel fare in modo che in tutta la Confederazione venga impedito di esporre réclame ovunque possano essere visibili da minorenni: sui cartelloni, negli spot al cinema, sui mezzi di trasporto e in generale negli spazi pubblici, nelle sponsorizzazioni di manifestazioni, nelle inserzioni sui giornali, nella pubblicità sul web e nei punti vendita.

Le uniche forme permesse sono quelle che si rivolgono direttamente a chi ha compiuto la maggiore età: ad esempio l’invio di e-mail, la distribuzione di volantini e contenuti personalizzati su Internet.

Il popolo elvetico ha quindi approvato l’iniziativa popolare che chiede di inserire la promozione della salute delle persone giovani negli obiettivi sociali definiti nella Costituzione svizzera e di dire un ‘Sì alla protezione dei fanciulli e degli adolescenti dalla pubblicità per il tabacco’ .

La delusione di Berset

Il consigliere federale Alain Berset  (Partito Socialista Svizzero)  ha così commentato l’iniziativa, sul cui tema il governo ha incassato una delle sconfitte della giornata di ieri: “Dobbiamo constatare che il controprogetto non è stato considerato sufficiente“, ha detto il ministro, ricordando come si tratti di un argomento su cui si discute da parecchi anni.

È stato un risultato piuttosto deludente quello del Referendum per il Consiglio federale: il popolo ha seguito le raccomandazioni del governo solo su uno dei quattro oggetti in votazione oggi, ovvero bocciando il divieto di sperimentazione animale e umana. Posizione probabilmente motivata dal fatto che la Svizzera è un paese con un’importante industria farmaceutica e numerosi istituti di ricerca.

A rincarare la dose di malcontento dell’esecutivo, risulterebbero bocciati i restanti temi votati: l’abolizione della tassa d’emissione con una modifica della legge sulle tasse di bollo e un pacchetto di misure a sostegno dei media.

Lo sforzo dei gruppi anti-tabagismo

Ma la maggiore eco sociale l’ha avuta l’approvazione del testo anti-tabagismo.   

Secondo la “Tobacco Control Scale in Europe”, classifica a scadenza triennale che confronta le misure adottate dagli stati per ridurre il consumo di tabacco, nel 2019 Il Regno Unito si attesta al primo posto, avvalorando la sua posizione di predominanza sulle politiche anti tabagismo, mentre la Svizzera è scesa al penultimo posto (35 su 36) e  la Germania si è piazzata ultima. l’Italia si attesta a metà scala in Europa esattamente al sedicesimo posto.  

Finora infatti, la Svizzera, dove fuma circa una persona su quattro, aveva una legislazione molto permissiva per quanto riguarda la pubblicità del fumo, soprattutto grazie alla forte lobby delle più grandi compagnie di tabacco del mondo, che hanno qui la loro sede. A livello nazionale, fino a oggi, erano vietati solo gli spot radiotelevisivi e quelli specifici rivolti ai minori. E nonostante alcuni cantoni avessero già inasprito le loro normative e una nuova legge al riguardo entrerà in vigore nel 2023, i gruppi antitabagismo avevano chiesto misure più severe per proteggere i più giovani e hanno lanciato l’iniziativa di referendum popolare. 

C’è anche chi si oppone: “La libertà individuale è su un pendio scivoloso

Gli oppositori dell’iniziativa, compresi il governo federale e il Parlamento, ritengono che si sia calcata troppo la mano.

“In nome della protezione dei bambini, gli adulti sono stati trattati come minorenni”

ha denunciato Patrick Eperon, portavoce della campagna del “No”. La stessa argomentazione di Philip Morris International (Pmi), colosso mondiale del settore, che come British American Tobacco e Japan Tobacco ha sede in Svizzera, e ha sostenuto finanziariamente la campagna del “No”.

La libertà individuale è su un pendio scivoloso“, ha denunciato un portavoce di Pmi, che ha chiesto alle autorità a garantire che la pubblicità rivolta agli adulti continui a essere consentita.

Altri hanno denunciato le tendenze ‘igienistiche’ che invadono le società occidentali.

“Oggi si parla di sigarette, domani sarà la volta di alcol o carne.

Mi irrita vivere in una società in cui si vuole questa dittatura del ‘politicamente corretto’, in cui tutto deve essere regolato“, ha osservato Philippe Bauer, membro della Camera alta svizzera per il Partito Liberale-Radicale.

La Svizzera si allinea al resto dei Paesi europei

Il ministro della Salute, Alain Berset, ha spiegato, d’altro canto, che il Parlamento ora lavorerà a una legge, la cui entrata in vigore è prevista oltre la fine di quest’anno.

Questi pronostici, insieme con l’esito referendario di ieri, in uno Stato dove di solito i cittadini difendono fermamente gli interessi economici del Paese, fanno sì che esso si allinei al resto dei Paesi europei, la maggior parte dei quali ha adottato già anni fa regole severe sulla pubblicità del tabacco.

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