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2 anni agoon
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Rosa Serra“Iperborei siamo – sappiamo bene di vivere al margine. ‘Né per mare o per terra troverai il cammino che porta agli Iperborei’, già recitava Pindaro di noi. Oltre il Nord, oltre il ghiaccio, oltre la morte- la vita nostra, la felicità nostra…”
Così parlava degli Iperborei Friedrich Nietzsche ne “L’Anticristo”, riferendosi a sé stesso e alla ristrettissima cerchia di lettori che poteva essere in grado di comprendere il suo testo. Gli Iperborei costituivano un popolo mitico nell’immaginario greco, privilegiato perché particolarmente devoto a Diana e Apollo. Questa concezione verrà enfatizzata da lirici e tragici come Eschilo e Pindaro, che li considereranno abitanti di una sorta di isola dei beati, situata all’estremo settentrione.
“Gli Iperborei” è anche il titolo dell’esordio narrativo di Pietro Castellitto, 30 anni, figlio d’arte del regista e attore Sergio Castellitto e della scrittrice e attrice Margaret Mazzantini. La carriera dell’autore è iniziata nel mondo del cinema, con i primi ruoli interpretati già da giovanissimo, fino all’uscita del suo primo film da regista e sceneggiatore nel 2020, “I Predatori”. La pellicola vince il Premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura al Festival di Venezia e il David di Donatello 2021 come Miglior regista esordiente, oltre alla candidatura per la Migliore sceneggiatura originale e il Nastro d’argento per il Miglior regista esordiente.
Il romanzo segue la scia del film “I Predatori”, in cui il giovane protagonista Federico è uno studioso appassionato di Nietzsche. Il tema della filosofia, disciplina in cui lo scrittore Pietro Castellitto è laureato, unito al filone della giovinezza, di quella sfrontata e presuntuosa, si rincorrono tra cinematografia e narrativa nelle opere dell’autore. Inoltre, Castellitto ha dichiarato che si sta dedicando alla scrittura di un secondo film, con il quale si chiuderà la trilogia sull’argomento.
“Gli Iperborei” (Bompiani, 20 ottobre 2021, 240 pagine) è una storia di vite incrociate. Le esistenze dei quasi trentenni Poldo Biancheri, “Ciccio” Tapia, Guenda Pech, Stella Marraffa e Aldo, vanno avanti tra agi e divertimenti. Mangiano cibi ricercati, bevono vini costosi, fumano, si drogano, fanno feste in barca, si improvvisano artisti e politici. Sono rampolli di buone famiglie, vissuti sempre nell’abbondanza, e forse proprio per questo si sentono così vuoti.
È Poldo a raccontare l’estate degli Iperborei, la terra di mezzo tra un’infanzia che viene sentita ancora vicina, e la spaventosa età adulta che incombe su di loro. Il protagonista ha con sé “L’Anticristo” di Nietzsche, che sembra rivolgersi proprio a loro: «Guardiamoci in viso: noi siamo Iperborei… Abbiamo trovato l’uscita per interi millenni di labirinto». La sua voce è ferma, sembra quasi un narratore onnisciente, eppure si crogiola nelle emozioni che lo legano alla famiglia, la rabbia verso i genitori e la commiserazione per i propri coetanei.
“Gli Iperborei” è un libro per chiunque, giovane o adulto, voglia fare un viaggio nelle insicurezze che anche una vita agiata fatica a debellare. Come i protagonisti, anche i lettori si troveranno a veder cadere tutte le proprie certezze, abbattute dalle parole intelligenti e mirate di Castellitto, che si riconferma un artista a 360 gradi con questo esordio narrativo.