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L’Araldo dell’Orso // RECENSIONE

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Una cometa, un cristallo dai poteri incomprensibili, un essere umano afflitto da una maledizione e un nano razionale schiacciato da una madre potente e superstiziosa: così inizia il primo volume della trilogia delle Ere del Cristallo, una saga fantasy con elementi sci-fy firmata da Daniele Tredici e pubblicata dalla casa editrice I.D.E.A. – Immagina Di Essere Altro.

Ogni volume della trilogia sarà, come “L’Araldo dell’Orso”, autoconclusivo, ma contribuirà a intrecciare i fili di una lunghissima storia che attraversa i secoli e le stelle.

L’Araldo dell’Orso: di cosa parla?

L’Araldo dell’Orso” è un romanzo high fantasy ambientato in un’epoca paragonabile all’inizio dell’età del ferro. In un mondo primitivo e superstizioso, tribù di nani ed esseri umani vivono una pace fragile e piena di risentimento – pur non ricordandone le ragioni scatenanti, infatti, nessuno ha dimenticato la lunga guerra in cui tutte le tribù sono state impegnate fino a pochi decenni prima; l’odio generato dal conflitto ha radici profondissime e difficili da sradicare.

In questo mondo duro e instabile si muovono i due protagonisti della storia, Rien – un essere umano scacciato dalla propria gente a causa di una maledizione che ne sta stravolgendo il corpo – e Vegard – nano giudizioso e prudente che mal sopporta il culto dello Spirito dell’Orso che condiziona le vite della tribù a cui appartiene, i Rocciaforte.

Tutto cambia, per entrambi, quando una luce cade dal cielo e si schianta sulle montagne: Vegard è deciso a dimostrare che non si tratti di un nefasto presagio divino, mentre Rien pensa che quella possa essere per lui un’occasione di riscatto e per conquistare Thes, la ragazza che desidera e che però è legata a un altro uomo. Inizia così una storia imprevedibile dove niente è come appare e dove il bene non trionfa sempre.

Un high fantasy con pochi stereotipi e contaminazioni interessanti

Questo romanzo rispetta solo all’apparenza i canoni dell’high fantasy: se infatti l’ambientazione richiama immediatamente il genere, l’autore riesce a non cadere nei cliché più triti del fantastico, proponendo una storia che riesce a essere contemporaneamente insolita e confortevole.

A dispetto della trama comunque interessante, che ben amalgama gli elementi sci-fy con il mondo primitivo e fantastico, il punto forte di questa storia sono i personaggi. I due protagonisti, Vegard e Rien, non rispettano nessuno degli stereotipi solitamente legati al loro ruolo e alla loro razza – Vegard è un nano, ma non è avido e nemmeno interessato alla ricchezza, e l’evoluzione di Rien lo condurrà ben lontano da qualsiasi cosa il lettore possa aspettarsi da un eroe all’inizio della lettura.

Daniele Tredici in questo romanzo riesce a sorprendere il lettore, a intrattenerlo e a colpirlo con la sua penna abile e un po’ dispettosa proprio quando non se lo aspetta.

Mascolinità fragili e donne feroci

Uno degli elementi più piacevolmente insoliti e meglio tratteggiati è la rappresentazione efficace della ferocia dei personaggi femminili. Vendicative, violente, potenti e crudeli le donne rappresentate da Daniele Tredici, pur essendo tutte estremamente diverse tra loro, condividono una caratteristica: la forza – una forza decisa, spesso esplosiva e talvolta devastante che pur non riuscendo sempre a salvarle disegna dei personaggi che non hanno bisogno di cavalieri ma, invece, di compagni.

La forza che così tanto permea i personaggi femminili manca del tutto o quasi in quelli maschili: i due protagonisti condividono un nucleo di assoluta debolezza che però viene declinato in modo differente da entrambi.

Vegard, nella sua razionale prudenza, la trasforma quasi in un punto di forza – tormentato spesso dai dubbi, il nano si pone spesso delle domande che gli consentono di non fare mai mosse avventate e di non lasciare che l’ambizione o la presunzione prendano il sopravvento; il contrario succede in Rien – in questo personaggio, infatti, la costante insicurezza finisce per trasformarsi in paura; dominato da questa emozione, il ragazzo diventa qualcosa di diverso da ciò che appariva all’inizio.

3 motivi per leggere “L’Araldo dell’Orso”

1. Si tratta di una contaminazione interessante tra generi letterari;

2. Personaggi diversi dal solito che vanno oltre gli stereotipi del fantasy;

3. Rappresentazioni di femminilità e mascolinità insolite e conturbanti.

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