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Bombe, diplomazia, medici e preti: il settimo giorno di guerra

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Sono passati solo sette giorni dallo scoppio della guerra in Ucraina, ma sembra che sia trascorso molto più tempo: gli equilibri mondiali escono da questa settimana completamente sconvolti, i confini si fanno labili mentre Mosca cerca di ridisegnarli e mentre l’Europa scopre di nuovo un vocabolario bellico che mai avremmo voluto rispolverare.

Zelensky

Parole di guerra

Se ieri notte, pochi minuti dopo la mezzanotte, pareva che i toni si fossero già troppo scaldati quando Biden ha parlato di dittatori, stamattina le parole dei leader politici ucraini sono state a dir poco bollenti: Zelensky ha infatti affermato che l’obiettivo della Russia sia quello di cancellare l’Ucraina, mentre l’ambasciatore ucraino ha accusato Mosca di genocidio.

Nel frattempo, il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov ha ribadito che l’occidente si è rifiutato di soddisfare le richieste della Russia. Il Ministro ha anche ripetuto che una terza guerra mondiale sarebbe nucleare e devastante e che se Mosca non avesse annesso la Crimea la Nato avrebbe collocato sicuramente delle basi in Ucraina. Alexander Grushko, viceministro degli esteri russo, si dice inoltre estremamente preoccupato dai programmi di fornitura di armi: “Non ci sono garanzie che non ci saranno incidenti con la Nato”, ha dichiarato.

Grushko

Bombe, diplomazia medici e preti

Mentre continuano i bombardamenti, specialmente a Mariupol, città rimasta anche senz’acqua, e a Krakiv, dove è stata colpita anche l’Università, il Presidente degli Stati Uniti Biden approva l’invio di altri 3.000 soldati della Nato per rinforzare il fronte occidentale e l’assemblea ONU vota, con 141 voti favorevoli e 5 contrari, per la risoluzione dell’aggressione. I colloqui inizialmente previsti per oggi tra la delegazione ucraina e quella russa sono stati rimandati a domani. Il luogo concordato per l’incontro è la foresta di Bialowieza. 

15.000 medici hanno inviato una lettera aperta a Vladimir Putin, chiedendo l’immediata cessazione delle ostilità; intento sottoscritto anche dai preti ortodossi russi, che parlano di guerra fratricida e chiedono che cessi immediatamente il fuoco. Sarebbero ad oggi oltre 2000 i civili ucraini uccisi nella guerra e centinaia di migliaia i profughi.

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