Ancora troppe differenze tra uomini e donne in Italia. È quanto emerge dal report “Global Gender Gap Index” di Wef, che misura in 146 Paesi il divario di genere in termini di partecipazione economica e politica, salute e livello di istruzione. Nella graduatoria globale l’Italia risulta 63esima, mantenendo la stessa posizione della classifica 2021. La classifica tiene in considerazione le differenze di genere in 4 diversi ambiti: partecipazione economica e opportunità; livello di istruzione; salute e sopravvivenza; empowerment politico.
L’Italia tra i peggiori
I Paesi più virtuosi in termini di parità di genere sono l’Islanda, che occupa la prima posizione già da diversi anni, seguita dalla Finlandia e dalla Norvegia. L’Italia, invece, è tra le nazioni peggiori in Europa.
In ambito STEM (acronimo dall’inglese science, technology, engineering and mathematics ), le donne continuano a essere sottorappresentate (6.6% donne VS 24.6% uomini) e ITC (Tecnologie riguardanti i sistemi integrati di telecomunicazione ) (1.7% donne VS 8.2% uomini).
Non è stato rotto il soffitto di cristallo: solo il 15% di CEO sono donne.
“Probabilmente è arrivato il momento di un intervento deciso da parte delle Istituzioni”, dichiara Leo Pillon, CEO del Gruppo Fortitude. “La rivoluzione culturale di cui c’è bisogno non può e non deve essere esclusivamente un obiettivo delle singole aziende e delle associazioni. Le nuove generazioni di professionisti devono crescere con la consapevolezza che, che certe posizioni possono e devono essere ricoperte anche da figure femminili, senza nessun tipo di pregiudizio”.
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