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Ambiente

Il lago d’Averno diventa rosa: ecco perché

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Gli ultimi giorni sono stati allarmanti per gli abitanti delle zone flegree. Dapprima, l’area è stata scossa da un terremoto di magnitudo 3.6, avvenuto il 29 marzo: la più forte intensità registrata negli ultimi 16 anni. Dopo nemmeno due giorni, la Solfatara è tornata a tremare. Nonostante l’intensità molto minore, ha comunque impensierito i cittadini dell’area e i sismografi dell’Osservatorio Vesuviano. I capricci sismici dell’antica Dicearchia, come se non bastasse, nell’ultimo periodo sono stati affiancati da un fenomeno che non smette mai di sorprendere: il lago d’Averno si è tinto di rosa.

Non è di certo la prima volta: infatti, questo fenomeno che interessa le acque dolci avviene regolarmente, a seconda di parametri quali gli sbalzi di temperatura. Quindi no, non si tratta di inquinamento né di un risultato del bradisismo, frequente nelle vicinanze della Solfatara. Il responsabile della tinta naturale del lago d’Averno è un cianobatterio, presente in un’alga dal tipico colore rossastro, che salendo in superficie dona l’effetto colorato allo specchio d’acqua.

Il batterio che ha tinto il lago d’Averno

L’Arpac (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale in Campania) ha tranquillizzato i curiosi e gli scettici, spiegando le cause del singolare fenomeno in una nota pubblicata il 14 marzo sul Mattino. “L’Averno è interessato periodicamente da fioriture algali di colore rosso-bruno, sostenuta dal cianobatterio Planktothrix rubescens che si verificano nei mesi invernali, soprattutto tra fine gennaio e inizio febbraio, o in concomitanza di temperature fredde notturne”.

Il Planktronix rubescens, o più volgarmente, Oscillatoria rubescens, è un batterio appartenente alla famiglia delle cianoficee coloniali d’acqua dolce. La sua presenza indica che la quantità di materiale organico nelle acque in cui fiorisce è molto alta: di conseguenza, il batterio agisce eliminando ossigeno e zooplancton dal lago. La tipica sfumatura che tende ad assumere è data da un pigmento fotosintetico, la ficoeritrina, che agisce in modo simile alla clorofilla ma predilige acque molto profonde e con poca luce. (ndr)

La nota esplicativa continua: “La comparsa delle fioriture algali in inverno si verificano a seguito di eventi climatici che determinano il rimescolamento delle acque del lago: il progressivo raffreddamento degli strati superficiali delle acque del lago porta allo sprofondamento di tali acque in profondità, favorendo e permettendo la risalita in superficie dei cianobatteri, che trovano in superficie le condizioni favorevoli alla riproduzione”.

Un luogo tra magia…

Il lago d’Averno si è creato circa 4000 anni fa in un cratere vulcanico inattivo, tra i comuni di Lucrino e Cuma. I fenomeni naturali che lo riguardano, uniti alla suggestiva attività gassosa delle fumarole e caldere flegree, ha contribuito a conferirgli un’aria magica e misteriosa. “Una spelonca profonda, protetta da un cupo lago e dalle tenebre dei boschi, sopra la quale nessun volatile poteva impunemente avventurarsi ad ali spiegate” lo descriveva Virgilio nel sesto libro dell’Eneide.

Le sue parole non erano certo casuali: le singolari caratteristiche del lago d’Averno erano ben note fin dall’antichità, tanto da dovergli il nome. Infatti “Averno” deriva dal greco “aornòs”, ovvero “privo di uccelli”. I volatili erano probabilmente allontanati dalle emissioni sulfuree che, anche nelle mattine più limpide, pervadono ancora oggi la superficie dell’acqua. Queste inspiegabili esalazioni però non venivano considerate con ragione logica, bensì come frutto di una manifestazione infernale.

Proprio così: dopo Virgilio, anche autori come Dante, Tasso e Leopardi hanno individuato nel lago campano il diretto corrispondente delle porte degli Inferi, regno di Ade. È qui che Enea dà inizio alla disperata ma coraggiosa ricerca del padre Anchise nell’Aldilà, confortato dalle speranze dategli dalla vicina Sibilla Cumana.

…e storia

Ma cosa si cela dietro all’atmosfera mistica del lago d’Averno? Le numerose leggende che lo riguardano hanno, in realtà, solidissime fondamenta storiche. La sua fama è infatti molto precedente alle teorie esoteriche dei poeti italiani, e ha origine fin dalla guerra civile contro Pompeo, quando fu già sfruttato come territorio militare.

L’apice della sua notorietà fu invece raggiunto in epoca augustea, quando divenne uno dei porti più trafficati e strategici di tutto l’Impero. Lo scalo navale, denominato portus Iulius in omaggio a Ottaviano, era in realtà un porto doppio, che comprendeva sia l’Averno che il Lucrino. I due laghi erano in contatto tramite un avanguardistico canale navigabile e molteplici tunnel interrati, sfruttati soprattutto per compiere operazioni militari in tutta discrezione.

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