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Ambiente

Il nucleare potrebbe ritornare in Italia?

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articolo di Brunella Caponetto

In questi ultimi giorni la commissione Ue sta dibattendo sull’utilizzo del nucleare come fonte di energia green e più sostenibile, capace di ridurre, se utilizzata, le emissioni di CO2 e di rispettare i limiti imposti per la salvaguardia del nostro pianeta.

Non molto tempo fa l’Italia era il terzo produttore mondiale di energia nucleare (dopo USA e Inghilterra) ma nel 1990 tutte le cinque centrali (situate rispettivamente a Trino (Piemonte), Caorso (in Emilia-Romagna), Montalto di Castro e Latina (in Lazio) e Sessa Aurunca (in Campania)).

Ma cosa ha portato l’Italia a questa decisone?

A seguito della seconda guerra mondiale e il crescente costo del petrolio l’Italia aveva la necessità di non dipendere da alcuno stato per nessun tipo di energia e dopo la conferenza “Atomi per la Pace” di Ginevra dell’8-20 agosto 1955 e portò l’Italia, nel corso degli anni sessanta, ad avere sul proprio territorio tre impianti di prima generazione basati sulle tre più innovative tecnologie dell’epoca.

Ciò ci permise di essere una “cavia” per queste nuove tecnologia da parte dei paesi che avevano permesso l’installazione: ancora una volta USA e UK. La prima centrale elettronucleare italiana venne realizzata a Latina, un impianto che una volta ultimato il 12 maggio 1963, ne rappresentava l’esemplare più potente a livello europeo.

Nel 1975 venne varato il primo PEN (Piano Energetico Nazionale) e il 1º luglio 1982 fu messa in cantiere la centrale di Montalto di Castro con due reattori nucleari e venne anche delineata una seconda centrale a Trino, la prima basata sull’allora nascente “Progetto Unificato Nucleare”.

Cosa è andato storto?

Nonostante sembrasse andare tutto a gonfie vele, i primi problemi sulla pericolosità del nucleare iniziarono a essere posti negli anni ’80 in quella che è stata definita “la primavera dell’ecologia e, nei primi mesi del 1977, cominciarono le proteste nel Mantovano. Il 28 marzo 1979 si verificò un grave incidente al reattore nucleare di Three Mile Island in Pennsylvania, negli Stati Uniti; non morì nessuno ma la favola della sicurezza delle centrali nucleari venne ancora più messa in discussione e il 19 maggio 1979 si svolse una grande marcia antinucleare a Roma.

A seguito di questi e molti altri avvenimenti, le cinque centrali nucleari italiane sono state chiuse per raggiunti limiti d’età, dopo i referendum del 1987.

Ma quali sono effettivamente i pro e i contro del nucleare?

A partire dai pro possiamo sicuramente affermare che le basse emissioni da parte delle centrali nucleare possono solo giovare all’ambiente e che il costo di produzione dell’energia è estremamente basso. Infatti, affinché una centrale nucleare sia funzionante deve avvenire il così detto fenomeno della “fissione”: il nucleo di un atomo viene diviso, e per questo motivo rilascia delle enormi quantità di energia.

Un altro punto a suo favore è sicuramente il grosso impatto sulla comunità lavorativa.

I contro sono altrettanto diversi, a partire dall’altissimo costo di costruzione della centrale stessa e dallo smaltimento delle scorie radioattive. Queste ultime sono il pericolo maggiore per la salute e per le persone (ricordiamo Chernobyl o Fukushima).

Inoltre il nucleare è una fonte “green” per certi versi ma non rinnovabile: i combustibili nucleari, come l’uranio e il plutonio tuttavia, sono infatti presenti in risorse limitate, seppur abbondanti, sul nostro pianeta. Inoltre, si tratta pur sempre di materiali che vanno estratti e trattati prima di poter essere utilizzati.

Una volta che ci siamo chiariti le idee…posizione ha la politica in merito?

Sembra che finalmente anche la commissione si prepari a riconoscere gas e nucleare come energie green. L’Italia non può stare ferma“, dice Salvini, che cavalca da settimane il tema dell’emergenza energetica. “La Lega è pronta anche a raccogliere le firme per un referendum che porti il nostro Paese in un futuro energetico indipendente, sicuro e pulito“, proposta accolta da Forza Italia.

Intanto Draghi sollecita “un tavolo nazionale sul caro-bollette, tema diventato insieme al Covid la vera urgenza dei prossimi mesi. Famiglie e attività produttive non aspettano“.

Dopo il risultato schiacciante del referendum abrogativo del 2011, c’è ancora bisogno di mettere il nucleare in discussione?

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