Connect with us

Coronavirus

La stigmatizzazione della variante Omicron.

Published

on

Studiosi al lavoro per capire come si comporta il virus, le misure per evitare il contagio. Sudafrica isolato dal resto del mondo.

Corsa contro il tempo per mappare la variante Omicron. Ma fino a quando non vaccineremo il mondo, non potremo dirci al sicuro.

La variante Omicron sotto i riflettori, tra prime indicazioni sui sintomi che provoca e in attesa di dati sui rischi di malattia più grave e sull’efficacia dei vaccini. Studiosi di tutto il mondo, Italia compresa, sono al lavoro per rispondere alle domande base. Cos’è e cosa può provocare la variante B.1.1.529 individuata in Sudafrica e ora presente in una decina abbondante di Paesi. Nel mirino dei ricercatori, tra le oltre 30 mutazioni, quelle che possono incidere sulla proteina Spike. Ad ogni latitudine, la posizione della scienza al momento è simile. Bisogna attendere almeno un paio di settimane, se non di più, per avere un primo quadro delineato

La variante B.1.1.529 del coronavirus, ribattezzata Omicron e scoperta in Sudafrica e Botswana, preoccupa il mondo: sempre più paesi stanno disponendo misure restrittive all’ingresso, limitando e in alcuni casi sospendendo i voli dall’Africa australe. Israele ha chiuso del tutto le sue frontiere e la stessa cosa faranno il Giappone e il Marocco. Nel frattempo, casi di contagio dalla variante sono stati rilevati anche in vari paesi europei. Tra cui Italia, Germania, Belgio, Francia, Danimarca, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Regno Unito, oltre che in Israele, Canada, Hong Kong e Australia. Il G7 ha convocato una riunione d’emergenza e la presidente della Commissione Ue

Ursula von der Leyen si è espressa a riguardo. “Sappiamo che è una corsa contro il tempo, a scienziati e produttori servono da due a tre settimane per avere un’idea più precisa delle mutazioni di questa variante”. Allo stato attuale, infatti, si sa ancora molto poco della nuova variante e non è chiaro se sia più contagiosa della delta, attualmente prevalente in buona parte del mondo, né se possa e in che misura riuscire ‘bucare’ le difese immunitarie offerte dai vaccini.

Black friday?

Venerdì la diffusione della notizia di una nuova variante Covid sequenziata in Sudafrica ha provocato un allarmismo diffuso e il timore di una nuova ondata, potenzialmente più aggressiva, ha affossato i mercati di mezzo mondo. Indice della fragilità della ripresa economica in corso, ma anche di quanto la pandemia ancora impatti sulle nostre vite. Il timore di nuovi lockdown o comunque di un rallentamento della ripresa in corso ha fatto scendere il prezzo del petrolio (-5%) a pochi giorni dal meeting Opec+ del prossimo 2 dicembre.

Una riunione cruciale che si inserisce nell’ambito di un braccio di ferro tra le maggiori economie mondiali e i principali esportatori di greggio. Questi ultimi, guidati dalla Russia, si sono rifiutati di aumentare la produzione per andare incontro alla crescente richiesta innescata dalla ripresa dei commerci. Di conseguenza, gli Stati Uniti hanno annunciato il ricorso alle riserve strategiche, in coordinamento con altri paesi consumatori. Tutto questo nel tentativo di ridurre l’aumento dei prezzi della benzina, che sta spingendo al rialzo l’inflazione.

Sudafrica punito?

È polemica intanto sullo stop ai voli provenienti dall’Africa australe imposto da molti paesi, per cercare di contenere la diffusione della nuova variante. Se da un lato si tratta di un comportamento precauzionale non privo di razionalità, dall’altro finisce invece per stigmatizzare il paese che ha sequenziato la variante. A sottolinearlo è stato il ministro della Sanità sudafricano, Joe Phaahla, criticando aspramente quei paesi che chiudendo le frontiere di fatto “puniscono” il Sudafrica per aver individuato per primo la nuova variante Omicron.

“Questa ultima tornata di divieti equivale a punire il nostro paese. Questo per aver sequenziato la mutazione e per la sua capacità di rilevare nuove varianti rapidamente. L’eccellenza scientifica dovrebbe essere applaudita e non punita”, si legge in una nota del governo. Lo stigma non è che l’ultimo smacco ai danni delle nazioni africane, condannate ad affrontare la pandemia con il minor tasso di vaccini a livello globale, dall’accumulo di scorte da parte dei paesi ricchi, e dal rifiuto di sospendere i brevetti e trasferire le tecnologie necessarie a produrli. In proposito anche l’Unione Africana (Ua) ha riservato parole severe per i paesi ricchi, accusandoli di perpetuare un divario sui vaccini. “Quello che sta succedendo in questo momento è inevitabile, è il risultato dell’incapacità del mondo di vaccinare in modo equo, urgente e rapido”, ha detto un funzionario dell’Ua alla BBC. “È il risultato dell’accaparramento [dei vaccini] da parte dei paesi ad alto reddito del mondo e, francamente, è inaccettabile”.

Tiriamo le somme.

Un anno e mezzo di pandemia, e ancora abbiamo imparato poco. Anzi, continuiamo a commettere gli stessi errori: per esempio chiudendo le frontiere verso i paesi da cui sembra “originare” una nuova variante. Senza considerare che non è detto che la variante origini da lì; che è come chiudere la stalla quando i buoi sono scappati (come l’attualità dimostra, la variante è già “qui”); e che anche se la variante non fosse già arrivata, a meno di sigillarci dal mondo per sempre, presto o tardi lo avrebbe fatto.

Il primo rischio è quello di penalizzare chi sequenzia molto, e così facendo contribuisce al monitoraggio mondiale. Il secondo rischio è quello di sentirci sicuri per il semplice fatto di aver chiuso le frontiere. Tralasciando il fatto più importante: che, come previsto, se non vacciniamo il “resto del mondo” nuove varianti di Sars-Cov-2 ce le ritroveremo in casa altre molto presto.

 

 

 

___

Continua a seguirci il sul nostro sito e sulla nostra pagina facebook e, per essere sempre aggiornato, iscriviti al nostro canale Telegram

Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Direttore responsabile: Maurizio Cerbone Registrazione al Tribunale di Napoli n.80 del 2009 Editore: Komunitas S.r.l.s. - P.IVA 08189981213 ROC N° 26156 del 25 gennaio 2016