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2 anni agoon
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RedazioneHa fatto molto discutere la vicenda che ha visto coinvolta un’insegnante di Parma, condannata ad un mese e 20 giorni di reclusione per aver rimproverato alcuni alunni rei di aver imbrattato i muri del bagno con delle feci.
La maestra rimproverò gli studenti, minacciando di rivolgersi al dirigente scolastico, cosa che poi non ha fatto.
I bambini avrebbero raccontato ai genitori di essere stati insultati dalla maestra e uno in particolare sostenne di essere stato strattonato per il colletto. Per tale ragione i genitori hanno denunciato l’insegnante oggi condannata.
Di qui, le proteste del sindacato Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza, che non solo ha giudicato ingiusta la sentenza del giudice ma, al contrario, ha chiesto che sia punito chi non è stato in grado di educare i figli.
Oggi, però, interviene sul caso il blog Butac, da sempre attivo al fine di scovare quelle che sono le false informazioni veicolate online.
Nell’articolo di Butac, si riporta parte della sentenza:
“Se sgridare gli alunni per una condotta sbagliata non è solo opportuno ma anzi assolutamente doveroso, tuttavia far degenerare l’ammonimento in volgari insulti significa valicare i limiti del potere correttivo correlato all’autorevolezza del proprio ruolo, inoltre né la difficoltà nella gestione della classe da parte della maestra o l’episodio dell’imbrattamento dei bagni possono giustificare questo tipo di invettive, profferite in modo pressoché indiscriminato nonostante l’assenza di prova di chi fosse il responsabile o se fosse proprio in quella classe…”
Le invettive dell’insegnante contro gli alunni, quindi, sarebbero state “indiscriminate” e la maestra avrebbe superato il limite sancito dal suo ruolo. Sta di fatto che quest’ultima è stata condannata a più di un mese di reclusione e come espresso nel nostro precedente articolo ( https://bit.ly/3KN1M2w ), questa non è certamente la sede adatta a stabilire la colpevolezza o l’innocenza dell’insegnante.
Nonostante il chiarimento, i dubbi al riguardo restano. Il precedente creato con questa sentenza è (a mio parere) pericoloso.
Le domande che sorgono spontanee sono le stesse: il ruolo di un’insegnante è solo quello di impartire nozioni fini a se stesse? O è anche quello di educare? Qual è la sanzione, invece, data a coloro che non hanno saputo insegnare ai figli come si ci comporta a scuola? Dopo tale sentenza, qualsiasi altra insegnante avrà il coraggio di richiamare alunni che commettono qualsiasi tipo di scorrettezza o violenza?
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