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Misoginia: perché non è, ancora, un crimine d’odio?

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articolo di Saveria Russo

Dopo l’uccisione di Sarah Everard, il problema della violenza contro le donne è in prima linea in molte menti a Westminster: eppure, secondo alcuni tra cui il Primo Ministro Boris Johnson, ci sono già troppe leggi che si occupano della violenza di genere.

Nel Regno Unito la situazione è molto tesa: dopo che a febbraio Sarah Everard è stata prima rapita, poi violentata ed uccisa da un agente di polizia, le donne britanniche sono scese in strada colme di dolore e, soprattutto, di rabbia a chiedere a chi di dovere di intevenire, che fosse fatto qualcosa per fermare la violenza di genere e di cercare di rendere le strade più sicure.

Sono passati mesi dalla morte di Sarah, eppure la situazione non è migliorata, anzi: dalla sua morte sono stati contati altri 77 femminicidi e, qualche settimana fa, il corpo di una giovane ventottenne, Sabina Nessa, è stato ritrovato senza vita in un parco; anche lei come Sarah, stava tranquillamente camminando per strada, da sola.

I dati che sono disponibili, testimoniano che più dell’80% delle donne inglesi racconta di avere subito molestie in un luogo pubblico.

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Ma la domanda è semplicemente una: cosa si deve fare?

Sono diverse le proproste che stanno arrivando, ma una in particolare sta facendo molto discutere: rendere la misoginia un crimine d’odio.

Cos’è un crimine d’odio

Prima di andare avanti e capire perché questa possibilità stia facendo molto discutere, bisogna dare una definizione di “crimine d’odio”.

Il crimine d’odio, almeno nell’ordinamento italiano, sono atti di rilevanza penale motivati dal pregiudizio verso un particolare gruppo di persone.

Per essere considerato un crimine d’odio, un atto deve avere essenzialmente due caratteristiche: deve costituire reato in base al diritto penale e deve essere motivato dal pregiudizio. Le motivazioni basate sul pregiudizio possono essere definite come opinioni negative, assunzioni stereopitate, intolleranza o odio nei confronti di un gruppo di persone che condividono una particolare caratteristica come, ad esempio, razza, etnia, religione, orientamento sessuale, nazionalità; anche le persone con disabilità possono essere vittime di crimini d’odio.

I crimini d’odio possono assumere diverse forme: violenza sessuale; violenza di genere; incitamento all’odio; bullismo, minacce, molestie; vandalismo, danneggiamenti alla proprietà; stalking. Queste sono sicuramente le forme più comuni, ma può costituire crimine d’odio qualsiasi reato che sia commesso con l’intenzione di esprimere odio contro una persona o un gruppo in ragione di una loro caratteristica protetta.

I crimini d’odio di natura omofobica, bifobica e transfobica possono colpire non solo le persone che appartengono alla comunità LGBTQ+, ma anche persone che si battono per i loro diritti, persone che si “ritiene” appartengano alla stessa comunità: ciò che rende tale un crimine d’odio è infatti la motivazione che muove chi lo commette, non il reale orientamento sessuale o effettiva identità di genere della vittima.

La misoginia come crimine d’odio

Ora che è pià chiaro cosa sia un crimine d’odio, sembra comprensibile perché sia necessaria una riforma nell’ordinamento inglese (e non solo) circa la misoginia e i crimini d’odio.

La “misoginia come crimine d’odio”, è definita come aggressione motivata dall’atteggiamento degli uomini nei confronti delle donne e include icomportamenti mirati alla donne da parte degli uomini semplicemente perché sono donne: molestie, catcalling, stalking, avance sessuali indesiderate, aggressioni fisiche o verbali, contatt fisico o verbale non voluto.

Come spiega la BBC, al momento, quando nel Regno Unito viene commesso un crimine contro una persona (come aggressione o molestia) se è dimostrato che è stato a causa della sua razza, religione, orientamento sessuale, disabilità o identità transgender, è considerato un crimine di odio: per crimini di questo tipo, i giudici hanno poteri di condanna potenziati e quindi possono aumentare la pena.

L’idea quindi sarebbe quella di inserire anche la misoginia tra le categorie che configurano un crimine d’odio in modo da avere maggiori strumenti per punire la violenza sulle donne.

La deputata laburista Stella Creasy ha da tempo (dal 2018) condotto una campagna sull’argomento e ha presentato degli emendamenti alla legge sugli abusi domestici del governo proprio per renderere la misoginia un crimine d’odio: secondo la deputata Creasy, rendere la misoginia un crimine d’odio costringerebbe le forze di polizia a specificare quando un crimine è motivato dall’odio e dal desiderio di sopraffazione verso il genere della vittima e questo aiuterebbe a “stabilire uno schema e identificare le tendenze e i problemi e dove si verificano”.

Ma non tutti, però, sono d’accordo su questa soluzione.

Perché il primo ministro Boris Johnson non vuole rendere la misoginia “crimine d’odio”?

Il primo ministro Boris Johnson si è detto contrario alla proposta: “Piuttosto che introdurre nuove leggi, quello che si deve fare è far rispettare le leggi esistenti, aumentare i compiti della polizia non farebbe altro che aumentare il problema“, ha dichiarato alla BBC. Eppure è chiaro che qualcosa al momento non funziona a livello di denunce, di fiducia nelle forze dell’ordine e nella giustizia.

La riflessione di Johnson, arriva nel pieno del dibattito su polizia, diritti delle donne e misoginia scatenato dall’orribile omicidio di Sarah Everard (come accennato in precedenza) da parte di un agente in servizio, Way Couzens, condannato all’ergastolo pochi giorni fa.

Durante il processo, è emerso che il poliziotto aveva usato il suo distintivo per fingere di arrestare la trentenne. Per il primo ministro, anche reclutare e promuovere più donne potrebbe servire a cambiare la cultura e la mentalità nella polizia.

#EnoughisEnough

Secondo le organizzazioni per i diritti delle donne la misoginia è una delle “cause profonde” della violenza. Per questo chiedono che sia classificata come un crimine d’odio in Inghilterra e Galles (così come anche in altri Paesi): ciò darebbe ai giudici la possibilità di aumentare la pena. Attualmente, infatti, la legge britannica riconosce solo i crimini d’odio basati su razza, religione, orientamento sessuale, disabilità e identità transgender.

La rabbia delle donne nel Paese cresce giorno dopo giorno: la scorsa settimana, migliaia di donne su Twitter hanno condiviso le loro esperienze di misoginia da parte polizia utilizzando l’hashtag #EnoughisEnough.

Rendere la misoginia un reato d’odio certificherebbe quello che è già un dato di fatto (vero a livello legale ma anche culturale) e forse sarebbe un primo punto di partenza per ricominciare.
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