La plastica impiega più di 40 anni a sparire
“Time Is Running Out”: il tempo sta per finire.
Lo gridano da anni, oramai, i milioni di giovani e non che, anche sotto la spinta di Greta Thunberg, hanno invaso le strade del mondo per accendere i riflettori sul tema dei cambiamenti climatici di cui è sempre più vittima il nostro pianeta.
Cambiamenti climatici di cui l’inquinamento dovuto ai cumuli e cumuli di plastica gettati per le strade delle nostre città o addirittura in mare aperto ne è ampiamente responsabile.
I tempi di biodegradazione della plastica sono lunghi, lunghissimi e lo testimonia soltanto l’ultimo di una lunga serie di “ritrovamenti” in mare.
Nel golfo di Napoli è stato “pescato” un sacchetto di patatine fatto di plastica risalente agli anni ’80 da un pescatore di Ercolano, Davide Remigio De Gaetano.
Sull’involucro del sacchetto è ancora leggibile la data di scadenza del prodotto: ‘NOV1983’. Non ci sono dubbi, quel sacchetto risale a quarant’anni fa.
«Non è la prima volta che trovo rifiuti particolarmente datati», dice il pescatore, «Tra Capri e Ischia, al banco di Bocca Grande, c’è un vero e proprio cimitero sommerso di bottiglie di vetro. A chi, come me, ama il mare episodi del genere fanno male al cuore. Spero però che arrivino normative che aiutino noi pescatori a recuperare rifiuti. Alcuni di noi, per evitare sanzioni, sono obbligati a rigettarli in mare».
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